A cosa si pensa quando di parla della Juventus 2011-2017? Io credo che la risposta più scontata sia, ovviamente, la (B)BBC. Escludiamo un attimo Marchisio e Lichtsteiner, a loro volta protagonisti della Juventus dei sei scudetti di fila, ma che, vuoi per problemi fisici, vuoi per una concorrenza forse a tratti troppo spietata, negli ultimi due anni hanno avuto sicuramente meno continuità. Chi invece si è posto in maniera continuativa a baluardo della causa juventina in questi anni è stato il blocco difensivo. Mai messo in discussione, mai sotto tono (in sei anni avranno sbagliato complessivamente due-tre partite, un numero troppo esiguo per essere considerato). Anche al momento del cambio di modulo il loro impiego congiunto, ad un certo punto, si è reso necessario, per dare più ampia stabilità al reparto, quella stabilità figlia della connessione inscindibile creatasi tra gli interpreti della difesa.
IL GIOCATTOLO SI È ROTTO
A Cardiff, però, qualcosa si è rotto. La vicinanza alla coppa e la tensione hanno fatto troppa pressione su un giocattolo che si è inevitabilmente rotto. Le scaramucce tra primo e secondo tempo hanno finito di infrangere un meccanismo praticamente perfetto e gli eventi degli ultimi giorni sono solo un retaggio di ciò che è avvenuto un mese e mezzo fa. Come sarebbe stata la Juventus con un Bonucci in più, dopo gli eventi della finale di Champions (che come sempre sono ufficiosi e non ufficiali)? Non potremo mai saperlo. E forse sotto certi aspetti è meglio così: vedere eventualmente un gruppo di difensori (più portiere) idolatrati al pari delle grandi macchine da gol europee (vedi MSN e BBC madrileña), crollare sotto i brutali colpi del tempo e della pressione agonistica, sarebbe stato senza dubbio mortificante per loro e per i tifosi.
PER SEMPRE, LEGGENDA
In fin dei conti che cos’è la leggenda se non qualcosa di memorabile che viene tramandato di generazione in generazione? Una mitizzazione ciclica di qualcosa di immenso, che proprio in virtù della sua leggendaria grandezza ha un inizio, ma è destinata ad avere una fine, bella o brutta che sia. Anche le più belle storie d’amore finiscono male, ciò non vuol dire che non ci sia stato affetto. L’importante è non arrivare alle estreme conseguenze, e nella vicenda Bonucci alla società può essere imputato tutto tranne il non aver avuto la lucidità di lasciar andare un elemento corrosivo, ma che corrosivo ci è diventato con il tempo.
In fin dei conti, il ricordo più bello sarà quello della telecronaca ad inizio partita. Così come i nostri genitori ci parlavano della presentazione di quella Juventus composta da Zoff-Gentile-Cabrini, anche noi abbiamo la fortuna di portare nel cuore, come un eterno monito sportivo, la presentazione della Juventus ”che si schiera con il 3-5-2 con in porta Buffon e in difesa la BBC: Barzagli, Bonucci e Chiellini”.