In occasione del suo 80esimo compleanno Luciano Moggi ha ripercorso con Il Mattino tutta la sua carriera dirigenziale.
“Il calcio mi ha dato tanto e tolto qualcosa, tutto sommato ha rappresentato la mia vita. Mi sono divertito perché ho fatto quello che da piccolo sognavo di fare. Volevo lavorare in una grande società e contare qualcosa. Si diventa bravi, non si nasce, nel calcio funziona così: io ho svolto qualsiasi ruolo, tranne quello di magazziniere”.
“In bianconero ho vinto tutto quello che c’era da vincere, lo scudetto con il Napoli però lo metto in testa ai ricordi. Di Maradona fin da quando andava in campo sopportavo certi suoi comportamenti. Quando poi crollò tutto, feci la voce grossa, non avevo altra scelta: dovevo comportarmi da dirigente per ottenere il rispetto della squadra”.
“Zola. Lo acquistai in C dalla Torres per 280 milioni e doveva prendere il posto di Maradona”.
“Zizou c’era il Milan, arrivai prima io. Cinque miliardi al Bordeaux, i rossoneri ripiegarono su Dugarry spendendo diciotto miliardi: per questo motivo Berlusconi non ha mai smesso di prendere in giro Galliani”.
“Esnaider mi deluse: sapevo che non era un fenomeno ma speravo che potesse offrire qualche alternativa tattica alla squadra”.
“Alla Juventus volevo Ibrahimovic ed Emerson. Invitai entrambi a Nizza in occasione di una festa di Formula 1: mi misi a trattare solo Emerson e Ibra si ingelosì. Disse a Raiola: convinci Moggi a prendere anche me dopo Emerson”.
“Telefonavo perché si poteva fare e lo facevano tutti. Il vero problema è che i pm hanno evidenziato solo il comportamento della Juventus e non quello dell’Inter, molto più influente del nostro”.