Sarà che questo calciomercato al momento non entusiasma. Sarà che certe emozioni sono ancora così vive, nonostante gli anni trascorsi. Sarà che ancora oggi rivedendole certe immagini trasmettono brividi. Pelle d’oca. Perché il 4 luglio non è un giorno qualunque. E non per l’Indipendence Day a stelle e strisce. Non è uno di quei giorni estivi che scorre via maledicendo il caldo e le zanzare. Bensì perché tutti gli italiani ritornano in Germania, esattamente al Westfalenstadion. Perché il 4 luglio del 2006 l’Italia si apprestava a disputare una delle partite più belle della sua storia.
Perché quella estate noi bianconeri la stavamo passando nel peggiore dei modi. Con il fantasma di Farsopoli che preannunciava qualcosa di irripetibile nella storia della Juventus. Ma allo stesso tempo c’erano ben cinque giocatori della Vecchia Signora tra i 23 convocati da mister Marcello Lippi. Era l’estate del tormentone di Checco Zalone, di quel Siamo una squadra fortissimi che milioni di italiani canticchiavano salvo poi preferire un altro motivo. Un’altra colonna sonora più meritevole per quello che gli Azzurri avrebbero conquistato di lì a poco. Una sinfonia più rock quella dei The White Stripes con Seven Nation Army. Quel susseguirsi di sillabe così semplice che non fa altro che alimentare altri dolcissimi ricordi.
Chiediamo perdono a Gianna Nannini e ad Edoardo Bennato se prendiamo in prestito il loro splendido inno dedicato ad Italia 90. Sarà che giungevamo a quella partita dopo aver agilmente sconfitto l’Ucraina. Sarà che la sfida contro la Germania è l’appuntamento più sentito. Ma quella sera si respirava elettricità nell’aria. Una Nazione intera mai così unita davanti ai propri beniamini. Allo stadio, al di fuori dell’impianto oppure semplicemente davanti al proprio televisore, sopra al proprio comodissimo divano. C’era il tricolore come protagonista indiscusso. Ed un azzurro che incoraggiava per quella che sarebbe stata una sfida da dentro o fuori. Si affrontava la favorita. I padroni di casa. Quei tedeschi che etichettavano noi italiani sulle prime pagine dei giornali con i soliti sciocchi luoghi comuni “Pizza, Mafia e Mandolino”. Insomma tutti i presupposti per vivere notti magiche.
Sarà che imparare le formazioni a memoria è qualcosa di fantastico. Forse è ancora più bello ricordare a memoria la telecronaca di quella serata. L’Italia va vicina al gol con Perrotta. Nel primo tempo sembriamo i padroni del gioco. Nella ripresa invece la sensazione è che la benzina sia proprio finita ma Cannavaro e Buffon ci tengono a galla. Non bastano 90 minuti per decretare un vincitore. Sono quelle partite interminabili. Dove ogni esito crea ansia, accelerazione del battito, emozioni a crepa pelle. I supplementari iniziano con il palo di Gilardino, proseguono poi con la traversa di Zambrotta. “È una maledizione!” invece è solo l’inizio di un sogno. Di un disegno divino che dopo 11 anni torna ancora a farci gioire. Perché successivamente avviene quello che tutti conosciamo già. Perché successivamente abbiamo assistito forse ad una delle partite più emozionanti della storia della nostra Nazionale. Perché successivamente ascoltiamo la migliore colonna sonora da 11 anni a questa parte: “Palla tagliata, messa fuori c’è Pirlo, Pirlo, ancora Pirlo di tacco… tiro… gol… Grosso, gol di Grosso! Manca 1 minuto! Incredibile! Siamo sopra e manca 1 minuto” e poi “Arriva il pallone e lo mette fuori Cannavaro! Poi ancora insiste Podolski… Cannavaro! Cannavaro! Via il contropiede con Totti, dentro il pallone per Gilardino… Gilardino la può tenere anche vicino alla bandierina, cerca l’uno contro uno, Gilardino… dentro Del Piero… Del Piero gol! Alex Del Piero! Chiudete le valigie, andiamo a Berlino, andiamo a Berlino!”.
This post was last modified on 5 Luglio 2017 - 16:37