Caro Dani, ci dispiace: ma così no. Sei stato criticato, poi amato: hai affrontato salite, quindi regalato sogni. Hai vinto, come sei abituato a fare e come hai fatto più di tutti. Però, Dani, alcune cose, devi sapere, sono più grandi di te e vanno rispettate.
Va rispettata la Juventus, una società che ha una storia gloriosa, che ha saputo rigenerarsi dopo una catastrofe potenzialmente mortale. Va rispettata anche da te, Dani, che hai trovato a Torino l’ambiente ideale per rilanciarti, dopo esserti lasciato non benissimo con il Barcellona.
Dire che Dybala, l’attuale simbolo bianconero, debba andare via per migliorare, invece, non è per niente rispettoso. Sappiamo tutti che succederà, prima o poi: è questo il calcio a cui ci stiamo abituando. Ma quelle dichiarazioni sono state un colpo duro, perché inferto da un uomo che è diventato un leader caratteriale prima che tecnico.
Quelle parole hanno retrogusto viscido, si spera non voluto. Hanno una premessa implicita, una inferiorità genetica, inspiegabile da parte di chi respira ambizione. Da parte di chi, fino a prova contraria, dovrebbe rappresentare la propria società – che lo stipendia profumatamente – in ogni luogo. E, siamo sicuri, che la Juventus non voglia far passare l’immagine di un club inferiore alle big d’Europa. Anche perché i fatti dicono tutt’altro.
Vanno rispettati i suoi tifosi, che sostengono la squadra sempre, anche – e soprattutto – economicamente. La tua storia, se non leggenda, è conosciuta ovunque e ricordarla senza nessun motivo apparente è inutile. Anzi, c’è di più: è comprensibile che ci sia chi, vedendo la foto delle tue scarpe di quella notte a Berlino, si sia offeso. E permettici di dire che questo, dopo quanto successo nell’ultimo mese, è il periodo meno adatto per una scivolata del genere.
Dani, non te la prendere: gli juventini ti hanno amato, ti amano ancora e non vorrebbero vedere certe cose. Berlino, così come ogni altra sconfitta, è ancora una ferita aperta. Tu, volutamente o no, ci hai versato dell’amarissimo sale.
Potrebbe essere stata una tua leggerezza, sì, ma dopo quelle dichiarazioni su Dybala era necessaria più attenzione. (Se proprio vogliamo dirla così…).
Ma crediamo che tu disponga di un buon staff per la tua comunicazione. Davvero nessuno ha pensato alle conseguenze che una foto del genere avrebbero provocato, in questo momento?
Va rispettato chi fa il proprio lavoro, e non lo diciamo per vuota solidarietà, ma perché ci crediamo. Crediamo che una opinione, anche se negativa, vada accettata e non denigrata pubblicamente. Tanto più se si è un esempio da seguire. Tanto più se la realtà, a quanto pare, è diversa rispetto a quanto si voglia far credere.
Non sappiamo se alla fine andrai via, Dani. Il Manchester City è una opzione reale, concreta e, diciamolo, molto attraente per il tuo conto in banca. Dire di no, sul finire della carriera, non è assolutamente facile. La tua scelta, insomma, sarebbe comprensibile.
Non lo è il tuo comportamento, perché rischia di rovinare un bel rapporto. Quello, carico di passione, che si stava creando con l’ambiente bianconero. Speriamo vivamente di sbagliarci, Dani, perché ci siamo abituati a conoscere un’altra persona. E non diciamo “personaggio”: crediamo che tu sia davvero quello che vediamo – sorridente, solare, vincente fino al midollo.
Ma adesso è il momento di mettere da parte Instagram e Twitter. È l’attimo, quello giusto, di fermarsi e ragionare, per poi guardare dritto negli occhi chi ti ha sostenuto in questo (lungo) anno. Spiegare il perché di certe uscite e, se così sarà, salutare degnamente. È quello che merita la tua storia, recente e non, e quella della Juventus, immortale nonostante chi è di passaggio.