Si è conclusa con i calci di rigore contro la Fiorentina l’avventura di Fabio Grosso sulla panchina della Primavera della Juventus. Un finale amaro che però non rovina quanto fatto nei tre anni sulla panchina dell’under 19 bianconera.
L’avvio della carriera d’allenatore non è stato dei più semplici. Subentrato a stagione in corso al posto di Andrea Zanchetta l’11 marzo 2014, vede terminare la corsa dei suoi ragazzi alla prima partita della fase finale del campionato Primavera.
Si guadagna ampiamente la riconferma per la stagione successiva che ha però lo stesso epilogo dell’annata precedente: eliminazione al primo turno delle finali per lo scudetto.
L’ultimo anno, 2016/2017, ha regalato il superamento dei gironi di Youth League (eliminazione agli spareggi contro il florido settore giovanile dell’Ajax). A livello nazionale, la succitata cocente sconfitta contro la Fiorentina in semifinale. Tante finali, ma poche vittorie.
Il trofeo più grande però è senza alcun dubbio aver fatto crescere ed esplodere tanti talenti in questi 3 anni. Partendo da Lirola, Vitale e Audero, passando da Cassata, Macek, Kastanos e Clemenza. Non dimenticando Favilli (reduce da un grande mondiale under 20 con l’Italia) e Kean (primo Millenials ad esordire in Serie A e Champions League). A livello giovanile non si chiede di arricchire il palmares, ma di far crescere nel migliore dei modi i calciatori del futuro.
Essere allenatore di ragazzi così giovani richiede grandissima pazienza e capacità. Capacità di ascoltare i bisogni di quelli che restano pur sempre ragazzi e dar loro consigli. Fabio Grosso è stato questo: grande ascoltatore e generoso consigliere, prima ancora che capacissimo tecnico.
Non resta che augurare a mister Grosso un’ottima carriera da allenatore e ringraziarlo per la quasi incredibile costante disponibilità.
This post was last modified on 14 Giugno 2017 - 11:46