Ciò che fa più male oggi, probabilmente, non è il risultato della partita di ieri sera. Una sconfitta può starci, perdere cinque finali di Champions League in fila forse pure. Ciò che ieri sera è successo in Piazza San Carlo però è inaccettabile. Vincere è importante, ma ad oggi l’unica cosa che conta è che gli oltre mille tifosi feriti ieri sera al centro di Torino stiano bene. Al momento otto persone si trovano in condizione critica, tra cui un bambino di sette anni. Le sue condizioni sembrano essersi finalmente stabilizzate ma il piccolo resta in prognosi riservata.
TORINO COME LONDRA: IL TERRORE REGNA SOVRANO
Tutto accade all’incirca nello stesso momento. Alle ore 22.08 italiane a Londra un furgoncino bianco si è lanciato contro i passanti sulla parte Sud del London Bridge, travolgendo delle persone. Come se non bastasse, subito dopo, degli uomini armati di coltelli sono usciti dal veicolo e si sono diretti verso il Borough Market, luogo molto frequentato da ragazzi il sabato sera. Il bilancio è di sette morti ed una quarantina di feriti. A Torino il motivo del panico di Piazza San Carlo è il crollo di una balaustra. Il forte tonfo nella piazza silenziosa ha creato il panico e la psicosi ha fatto il resto.
Due attacchi diversi ma che hanno un comune denominatore: il terrorismo. Ancora una volta viene dimostrato che essere al sicuro non è più così scontato. Ormai siamo tutti in grado di capire la gravità della situazione: tante occasioni di festa, sport e musica recentemente si sono tramutate in sangue e strazio. Il pubblico non ha i mezzi per gestire tali situazioni e le istituzioni sono tanto, troppo lontane. Si dirà che non bisogna piegarsi al terrore, bisogna continuare a vivere come lo si è fatto sempre. Andare senza paura, senza voltarsi mai indietro, guardare solo avanti, verso un futuro che si spera possa essere più luminoso. E invece non sarà facile, reagire ma qualcuno dovrà pur farlo. Dovrà farlo chi è garante della pubblica sicurezza e dovrà farlo adesso, prima che sarà troppo tardi, prima che diventi un abituè. Non c’è più tempo da perdere.