Scorre veloce il tempo. Ma non passa mai: è l’attesa. Quella che ti dilania, quella che ti annulla i pensieri, quella che ti lascia seduto sul divano a guardare una televisione spenta. Quella che ti provoca disturbi del sonno, quella che attendi da tempo, forse troppo, ma che non vedi l’ora che finisca.
È difficile spiegare cosa provoca questa sensazione, cerchi in tutti i modi di distogliere l’attenzione, provi a leggere le notizie di cronaca di un quotidiano, provi a scaricare la tensione su un tapis roulant, ascolti musica rock, musica classica, provi a cercare su youtube qualche spezzone di Fantozzi o di Lino Banfi per provocarti artificialmente un sorriso, ma niente, il focus è tutto lì. Ti svegli (all’alba ovviamente), cerchi la moka per preparare un caffè, ed intanto già migliaia di messaggi su WhatsApp ti costringono a ricordarti che tra qualche ora… No, non pensiamoci.
Quindi ti prepari per la giornata lavorativa, saluti persone per strada. Il primo che incontri ti dice “Sei pronto?”, il secondo “È l’anno giusto” (e vai nei bassifondi a grattare), il terzo “Sabato la vedrò anche io”. No, non è possibile arrivare fino a sabato così. Organizzi una serata al pub, incontri vecchi amici. Tra una birra e l’altra la cosa prende il sopravvento. Si discute di moduli, di uomini, di scaramanzia, di cabala, di pronostici. Ma non finisce qui. Una volta a casa, un caro amico ti chiama verso mezzanotte per cercare un po’ di conforto. Di solidarietà. È straziante! L’universo è proiettato verso quella cosa, che non riesci nemmeno a pronunciare, tanto è grande, tanto è importante. Di notte fai zapping col telecomando cercando qualcosa di stravagante, ma intanto quel dannato WhatsApp continua a proiettarti lì con video, foto, post, notizie in dettaglio, news ed approfondimenti. È dura.
Francesco Pellino
This post was last modified on 1 Giugno 2017 - 21:27