Parlare dei suoi calciatori come numeri a Massimiliano Allegri – come alla maggior parte degli allenatori, a dire il vero – non piace più di tanto. Ciò che conta è il muoversi in maniera sincrona, regalando quell’equilibrio tanto agognato e che, una volta raggiunto, è l’indice principale di una raggiunta maturità per una squadra di calcio. Non si può negare, però, che da quando la Juventus di Max ha iniziato a macinare gioco e risultati con il modulo pentastellato, si è avvertita una nuova verve, e in campo e nello spogliatoio. “Ci sentiamo tutti più utili“, “La cosa importante è il sacrificio, il resto vien da sé“, hanno più volte ripetuto in coro i giocatori bianconeri.
Il 4-2-3-1 inaugurato in casa contro la Lazio e protagonista di tante serate memorabili nel corso di questa stagione ha subito, a dire il vero, qualche piccola modifica in occasione di determinate situazioni: nelle due partite contro il Monaco, per esempio, ma anche nella finale di Coppa Italia contro la Lazio.
E perché mai? Le cose non andavano bene? Cuadrado non piace più all’allenatore? Niente di tutto ciò.
L’ENTUSIASMO DI UN RAGAZZINO
Che la Juventus abbia la miglior difesa della Champions League e, in assoluto, una delle migliori del mondo lo sanno i muri di tutti gli stadi (e non solo). Le fortune bianconere, sin dal 2011-2012, sono nate anche grazie alla BBC creata da Conte e plasmata definitivamente da Allegri: una forte difesa è alla base di tutte le vittorie, ma alla Juventus sono andati oltre.
I tre difensori sono tutti italiani – vera spina dorsale della squadra – e sono protetti da uno che con le mani ci sa fare discretamente. La magia sta in questo: si muovono tutti con una naturalezza disarmante, forse anche durante il sonno.
Barzagli, dopo alcune stagioni da top assoluto, ha iniziato a distribuire le sue energie, mantenendosi fresco e pronto per i momenti cruciali. Risultato: è diventato il miglior dodicesimo uomo a disposizione di Allegri. Quest’anno non le ha giocate tutte da titolare, anzi, ma ha saputo esserci nelle occasioni importanti.
Allegri – e come dargli torto! – stravede per lui: appena possibile, lo esalta dinanzi alla stampa. “In finale a Roma ha fatto uno scatto per recuperare un ragazzino, ma quello di vent’anni sembrava lui“: a Barzagli è sempre piaciuto mettersi in gioco.
La sua umiltà sta nel non ritenersi mai “arrivato”, ma sempre in full swing, sempre pronto ad imparare qualcosa di nuovo. Non gli aggrada particolarmente fare il terzino, ma mettersi a disposizione è la prima regola non scritta appena si varcano i cancelli di Vinovo. E Barzagli è esperto come un veterano ed entusiasta come un giovane al primo allenamento con i campioni.
PERCHÉ BARZAGLI DENTRO
Il motivo principale per cui Allegri si è voluto affidare a Barzagli nel corso della doppia semifinale contro il Monaco, per esempio, è che, con l’ex Palermo in campo, i tre centrali difensivi della Juve si son potuti permettere di uscire su Mbappé, senza tenere scoperto il centro dell’area. E, con questa strategia, sia l’esuberanza di CR7 e Benzema che la fantasia di Isco potrebbero essere arginate più efficacemente.
La sua presenza – è anche pleonastico ribadirlo – dà sicurezza a tutta la squadra: con una roccia così, i pericoli diminuiscono vistosamente. Riportiamo ancora delle parole di Allegri, particolarmente entusiasta dopo il passaggio del turno contro il Barcellona: “Quando ho messo in campo anche Barzagli, avremmo potuto giocare anche un giorno intero senza prendere gol.”. Più chiaro di così…
L’IMPORTANZA DEI DODICESIMI
Nessuna bocciatura, per carità, anche perché Cuadrado è stato uno degli uomini decisivi nel corso di questa entusiasmante cavalcata. Entusiasmante proprio grazie alla sua allegria: il buonumore, nei momenti di tensione, sa essere la miglior medicina.
Nel 4-2-3-1 cucito da Allegri addosso al suo giocattolo bianconero, Cuadrado ha trovato la sua vera collocazione: né attaccante né tornante, ma esterno col compito di puntare e saltare il diretto avversario, senza né scomodi compiti da seconda punta né scoccianti da terzino. Allegri ha fatto (ri)giocare Cuadrado come il colombiano gioca in nazionale: nella propria posizione naturale, i giocatori danno sempre qualcosa in più.
Per forza di cose, però, Cuadrado ha dovuto anche abituarsi – talvolta – al ruolo di rincalzo. Lo faceva anche prima del passaggio al 4-2-3-1, quando Allegri, a prescindere dal risultato, sceglieva praticamente sempre lui come primo cambio.
Adesso, complice l’infortunio di Pjaca e l’abbondanza di calciatori offensivi in campo dal primo minuto, il più “sacrificabile” sembra essere proprio l’ex Fiorentina. Per sua “sfortuna” (ma per fortuna dell’intera Juventus), a destra ci sono gente del calibro di Barzagli e Dani Alves, capaci come pochi altri di impegnare alla grandissima quella porzione di campo.
PERCHÉ CUADRADO FUORI
E, proprio da rincalzo, Cuadrado potrebbe risultare addirittura più letale. In Champions, infatti, ha già fatto trascorrere un momento particolarmente dolce al mondo Juve: ricordate il gol a Lione? Il colombiano sembra essere l’unico che ha il passo per ribaltare il campo in contropiede: una dote da non sottovalutare, in una partita che si deciderà, molto probabilmente, sugli episodi.
Infatti, a differenza del Real – che, per spaccare la partita, può vantare gente del calibro di Bale, Morata, Asensio, Vazquez, Kovacic e James -, Juan Cuadrado è la sola freccia di riserva a disposizione della faretra di Allegri.
Ecco, la speranza più grande è questa: che Barzagli sia solido come al suo solito, che Alves sappia dar ulteriormente sfoggio alla sua immensa classe e che Cuadrado sfoghi la sua velocità tremenda nei minuti che Allegri sicuramente vorrà concedergli.
Nulla è impossibile con questi ragazzi: il riscrivere la storia passa anche da queste piccole cose.