Manca sempre meno a sabato sera, al fischio d’inizio della Partita con la “P” maiuscola, quella che in un certo senso può essere definita la madre di tutte le partite. Una finale di Champions League non si raggiunge facilmente e il limite tra la polvere e la gloria è sottile come il filo d’erba che può spingere una palla in gol o sul palo. Qualcuno di finali ne ha giocate e vissute tante, nonostante tutte le difficoltà per arrivarci di cui sopra. E anche da tifosi, anzi forse ancora più da tifosi, è difficile sopportarne il peso in caso di sconfitta, perché se ne possono vivere molte più dei giocatori. La Juve ha perso sei finali su otto disputate e questo non è accettabile per un tifoso.
I “VECCHIETTI”
Chi scrive è un classe 1978. Assente giustificato nella prima sconfitta contro l’Ajax nel 1973 e troppo piccolo all’epoca per ricordare quella beffarda contro l’Amburgo nell’83 (per fortuna) ma anche per la vittoria dell’Heysel dell’85 (purtroppo per la vittoria, forse per fortuna per la tragedia di cui ci sono appena state le commemorazioni). Quelle di cui abbiamo memoria nettissima sono tutte quelle dal 1996 in poi, una serie piuttosto lunga di ben 5 finali ma di una sola vittoria. Ricordiamo benissimo l’impresa ai rigori di Roma contro l’Ajax, una piccola vendetta consumata a 20 anni di distanza con un gol impossibile di Ravanelli quasi da fondo campo e il rigore decisivo di Jugovic, che la vinceva per la seconda volta dopo averla già vinta con le Stella Rossa nel 1991. E poi la serie terribile delle sconfitte: le altre due finali degli anni ’90 (un altro piccolo record: tre finali di Champions League consecutive non le ha mai raggiunte nessuno) si sono concluse con altrettante sconfitte. Nel ’97 contro il Borussia di Dortmund, dove la Juve partiva super favorita ma che uscì con un pesante 3-1 con un meraviglioso gol di tacco di Del Piero, tanto bello quanto inutile, e poi contro il Real nel ’98 con quel gol di Mijatovic in fuorigioco e l’1-0 finale. Quella del 2003 persa ai rigori contro il Milan la ricordiamo tutti, l’ultima finale tutta italiana persa ai rigori dopo un cammino esaltante, la stagione che fece cambiare il regolamento delle squalifiche perché Nedved dovette saltarla per un giallo preso in semifinale che si sommava ad altri presi addirittura nei gironi (oggi dopo i quarti si annullano i cartellini proprio a seguito di quell’episodio). E poi due anni fa, contro il Barcellona dei mostri persa anche questa 3-1 ma tenendo testa alla grande ai blaugrana fino alla fine.
NON SI PUO’ PERDERE
Per questi e per altri mille motivi non si può perdere. Abbiamo anche una piccola vendetta da consumare, gli avversari sono quelli che nel ’98 ci impartirono una sconfitta immeritata e con un gol in fuorigioco. A Roma nel ’96 ci siamo vendicati dell’Ajax, chissà che Cardiff non possa essere teatro della vendetta sul Real Madrid. Parliamo sempre e solo di dinamiche sportive, ci mancherebbe altro, ma di questi tempi è bene sottolinearlo. E poi i blancos ne hanno vinte già troppe, nella loro sala trofei al museo del Bernabeu campeggiano tutte le 11 Coppe vinte, qualcosa di clamoroso. Non sarà facile, non può esserlo quando sei in finale della Coppa più importante e non può esserlo mai quando il tuo avversario si chiama Real Madrid, peraltro campione in carica. I tifosi più giovani vogliono provare questa gioia per la prima volta, quelli un po’ più anziani vogliono riprovarla dopo tanto, troppo tempo. L’ultima vittoria è ormai maggiorenne anche negli stati anglosassoni, risale a 21 anni fa. Le statistiche vanno assolutamente aggiornate e il trend negativo deve essere invertito. Gli ingredienti ci sono: forza individuale, consapevolezza di gruppo, i ruggiti di Buffon, le giocate di Dybala, la potenza di Higuain che insieme a Khedira potrebbero avere in più la voglia degli ex, il desiderio di successi di Pjanic, la grinta di chi ha già vinto come Mandzukic, il ritocco verso l’alto dell’incredibile palmares di Dani Alves, e poi tutto il gruppo di Berlino che vorrà rifarsi della sconfitta di due anni fa, mister compreso. Tutti, ma proprio tutti, hanno più di un motivo per portarla a casa. Noi tifosi forse anche qualcuno in più, soprattutto quelli che ne hanno perse ben 4 su 5 di quelle di cui hanno memoria. Qualcuno più grande di noi le avrà vissute tutte, e quindi ne avrà ancora più desiderio.
Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)