Come ogni maggio che si rispetti, da sei anni a questa parte, la Juventus si è cucita lo scudetto sulla maglia (la verità, però, è che oramai ha smesso di scucirselo) e, puntuale come l’arrivo della primavera – meglio, come una fastidiosa allergia stagionale -, è tornata alla ribalta anche l’annosa querelle Juve-FIGC relativa al numero dei titoli rivendicati dalla Vecchia Signora.
Il nodo della questione lo conosciamo tutti ormai: per la società di Corso Galileo Ferraris e per tutti i tifosi bianconeri gli scudetti sono 35; per la Federazione e tutte le altre tifoserie d’Italia, invece, sono 33 (il titolo 2004/2005 è stato revocato e non assegnato, quello 2005/2006 è stato revocato e assegnato a tavolino alla gloriosa Inter di Favalli, Solari e Zè Maria). Ma cosa succede in questi giorni in cui entrambi i conteggi vengono per forza di cose aggiornati?
Sulle prime pagine dei 3 maggiori quotidiani sportivi nazionali – Corriere dello Sport, Gazzetta dello Sport e Tuttosport – fino allo scorso anno il discorso era stato affrontato in maniera diversa: mentre il giornale torinese (storicamente “vicino” ai colori bianconeri) riportava il conteggio di casa Juve, le altre due testate ben si guardavano dal prendere una posizione al riguardo, evitando completamente qualsiasi riferimento al numero, salvo poi, nelle pagine interne, sottolineare più volte il conteggio “ufficiale” made in FIGC. La ratio, lapalissiana ai più, risiedeva probabilmente nel preciso intento di non urtare la sensibilità dei tifosi juventini, non pregiudicandosi, così, quel milione di copie vendute in più, specie a tutta la schiera di appassionati collezionisti (conservereste mai una vostra foto scattata davanti ad una torta di compleanno con le candeline sbagliate?).
Quest’anno, invece, anche la prima pagina di Tuttosport ha seguito il “flow”: via il numero totale e spazio solo e soltanto al “6”: 6 come gli scudetti consecutivi conquistati (mai nessuno ci era riuscito prima), 6 come i giocatori reduci della stagione 2011/2012 che da allora ogni anno sollevano la coppa (Buffon, Barzagli, Bonucci, Chiellini, Lichtsteiner e Marchisio), 6 come il numero di trofei nazionali (se non si conta la Supercoppa Italiana alzata al cielo di Shangai nell’agosto 2015) vinti nella gestione Allegri. Solo diplomazia o un primo piccolo segnale di resa?
La patata bollente, a conti fatti, ad oggi ce l’ha in mano il Presidente federale Carlo Tavecchio. A tal proposito, a nessuno sono sfuggiti i fischi a lui indirizzati dagli spalti dello Juventus Stadium domenica scorsa, pochi secondi prima che lo stesso si accingesse a premiare uno alla volta i giocatori della Juventus. Dopo un’iniziale apertura, dovuta se non altro al timore di dover riconoscere alla società guidata da Andrea Agnelli una cifra a svariati zeri a titolo di risarcimento (era il 31 marzo 2015 quando in un’intervista rilasciata a Tuttosport, lo stesso Tavecchio disse: “A me interessa subito chiudere la questione legata alla precarietà gestionale. La Figc fallirebbe, se dovessimo dare alla Juve quei 443 milioni. Noi dobbiamo solo togliere di mezzo la loro richiesta danni, poi non c’è nessuna opposizione a valutare norme e argomenti che la Juve ritiene di valutare. Sono il primo a capire che quando si vince sul campo un campionato si conquista un diritto”.), la sensazione, oggi, è che dopo la bocciatura del ricorso bianconero da parte del Tar Lazio del settembre scorso, le parti, almeno da quel punto di vista, siano di nuovo, purtroppo, tremendamente e irrimediabilmente distanti.
Intanto, gli addetti ai lavori dello Juventus Stadium hanno già
This post was last modified on 26 Maggio 2017 - 18:16