2007-2017. Storia di un decennio di vittorie, rinascite e… maledizioni brasiliane. La Juve Do Brasil è entrata di prepotenza nella storia recente bianconera. Nel bene e nel male, la bandiera brasiliana è sfilata diverse volte in quel di Corso Galileo Ferraris e non sempre i tifosi ne hanno dei buoni ricordi. Tante meteore e due eccezioni che costituiscono l’attuale ossatura esterna della Juve dei sogni: Alex Sandro e Dani Alves. Ma si sa, l’eccezione conferma la regola. O forse no?
Alessio Secco e quei 70 milioni di rimpianti
Blanc e Secco avevano un feeling particolare con la nazione della samba. Meno con le acquisizioni portate a casa. Erano gli anni bui del ritorno in Serie A. I tifosi bianconeri chiedevano investimenti importanti sia a centrocampo che in attacco. Le antenne di Secco piombarono di tutta risposta su un ragazzotto italo-brasiliano che prometteva davvero molto bene. Prometteva, appunto.
Amauri Carvalho De Oliveira è Il primo in ordine di tempo a inaugurare la nefasta tradizione. Fu acquistato nel maggio 2008 per la modica cifra di 22 milioni di euro dal Palermo: 14 reti in 44 presenze alla prima stagione da bianconero. Mica male. Qualcuno però parlò troppo presto e l’involuzione del brasiliano fu cosa fatta: appena 5 reti in 30 presenze il secondo anno da bianconeri. Tra infortuni vari e un prestito al Parma, la giovane meteora fu scartata da Conte e finì alla Fiorentina per 500mila euro. Una minusvalenza da oscar.
La samba in salsa bianconera è presto servita con un bis dolce-amaro. Nell’estate del 2009 il mercato impazzisce per il mastino viola Felipe Melo e il fantasista del Werder Brema Diego Ribas Da Cunha. 50 milioni per due colpacci annunciati in pompa magna. Le premesse sono buonissime, soprattutto grazie alla vittoria netta contro la Roma, frutto di una doppietta di Diego e un eurogol di Felipe Melo. Dalle stelle alle stalle in pochissimo tempo. Il declino di quella Juventus targata Ciro Ferrara ebbe inizio dopo poche giornate e portarono i bianconeri alla soglia di un settimo posto parecchio contestato. L’arrivo di Beppe Marotta con il cambio di proprietà portò all’inevitabile cessione dei due brasiliani, i quali probabilmente ebbero la sfortuna di arrivare a Torino in un momento sbagliato.
Cuore nerazzurro
La maledizione brasiliana assume delle tinte nerazzure sotto la sapiente guida della premiata ditta Marotta-Paratici. L’estate 2012 è caratterizzata da uno dei “colpi” più anonimi degli ultimi anni, per fortuna della società e dei tifosi. L’eroe del triplete del 2010 Lucio si accasa a Torino dopo la rescissione consensuale con l’Inter. Sei mesi affiatati, durante i quali l’ex Bayern Monaco colleziona appena 4 presenze. Verrà ricordato ai posteri per le sentite affermazioni sul numero degli scudetti bianconeri: “La Juventus ne ha vinti 30, non 28”. Rescinde il contratto con la Juve nel dicembre 2010, trasferendosi in patria definitivamente.
Le ombre nerazzurre si palesano nuovamente quando il 31 agosto 2015 Marotta piazza il colpo Hernanes. Non accolto esattamente con giubilo dalla piazza bianconera, l’ex capitano della Lazio è stato probabilmente uno dei colpi meno apprezzati degli anni marottiani. La Juve aveva bisogno di un innesto sulla trequarti dopo il mancato arrivo di Draxler e il mercato offriva solo la pista Hernanes. 11 milioni il prezzo da pagare, per 24 presenze complessive e 2 reti contro Carpi e Pescara. La sua avventura termina nel gennaio di quest’anno, dopo esser migrato in Cina per 8 milioni più bonus.
Il luminoso presente
Juventus e Brasile, un rapporto difficile che si è schiarito notevolmente in questi ultimi due anni. A partire dall’ingaggio di Alex Sandro nel luglio 2015 per una cifra attorno ai 26 milioni di euro. Valutazione da capogiro, con il Porto che non fa sconti a nessuno. Viene presentato come il nuovo Roberto Carlos e un background da terzino più promettente d’Europa. Non si sbagliavano! Sembra un predestinato e Allegri lo comprende immediatamente. Lo fa crescere per qualche mese alle spalle di Evra e lo alterna successivamente al francese. Corsa, tecnica e fisicità sono le sue doti maggiori. Il suo primo assist vincente viene servito direttamente sul sinistro di Dybala, in quel Juve-Milan del 21 novembre 2015. Il primo di tanti! Due scudetti e due finali di Champions, con il brasiliano che quest’anno si è preso definitivamente la sua fascia.
Non è finita qui. Nel giugno 2016 la Juve annuncia a sorpresa l’ingaggio di uno dei terzini più vincenti di sempre: Dani Alves. Un colpo che risuona come avviso a tutte le concorrenti: la Juve c’è e vuole vincere, in Italia e in Europa. Presto detto. Il suo apporto alla stagione in corso è stato decisivo, soprattutto nelle partite che contano di più. Qualche incidente in partenza, un infortunio serio e troppi tecnicismi iniziali. La Juve non è il Barça e Allegri glielo fa capire. Una star dei social che prende degnamente il posto di Evra, con un finale di stagione da 10 e lode. Ma il meglio deve ancora venire. A Cardiff Alves vuole lasciare il segno…
Christian Travaini