“Per ottenere tanti titoli devi avere un club e una squadra solidi” e su questo non ci piove Max, ma i tuoi meriti (ogni tanto) prenditeli. Sempre umile, sempre pronto a prendersi le colpe anche quando non le ha, mai banale nelle risposte.
Allegri è un astuto comunicatore, forse troppo. Abbiamo mai sentito il livornese prendersi dei meriti? Lodarsi o quant’altro? No, piedi a terra e complimenti ai ragazzi.
Al terzo anno di Juve è ormai giunto il momento di tirare le somme, di dire le cose come stanno e dare a Cesare quel che è di Cesare. Già, Allegri è nella storia della Serie A e della società di Corso Galileo Ferraris. Senza chiedere nulla è entrato di diritto, e meritatamente, nel podio dei migliori allenatori del club, dietro solamente a due colonne di questo sport: Marcello Lippi e Giovanni Trapattoni.
Appurato che a Max non piace parlare di se stesso, lasciamo che sia il Palmares ad adempiere a questo compito: sono sei i trofei collezionati fin qui e presto potrebbero diventare sette, se non otto.
“Non c’è successo senza fatica”, quanto è vero. Il primo a ritrovarsi senza energie a fine partita è proprio lui, tra urla, rimproveri, nervosismi, giacche tirate e bottigliette usate come antistress. Un vero leader in campo e fuori, grande stratega e uomo quadrato quando si tratta di gestire le situazione spinose.
Un mix perfetto che ha fatto di lui un vincente. Non ci si deve mai accontentare, guai a buttare un pallone, guai a forzare un lancio, guai a cercare un tocco di fino.
Trapattoni, Lippi e Allegri la speciale top three juventina. I migliori di sempre, 33 trofei vinti in tre, tutto quello che una squadra possa desiderare. E pensare come era stato accolto il livornese, dopo il rocambolesco addio di Conte.
Ora, tre anni dopo, eccolo qui a guardare tutti gli altri dall’alto verso il basso, consapevole di poter fare ancora di più e lasciare una firma indelebile nella storia bianconera.
Pazienza e sempre al Max, chissà dove arriverà questa Juve.
This post was last modified on 20 Maggio 2017 - 19:07