Una notte di riflessione: cosa resta di Roma-Juve

Poteva essere una notte di festa, invece è diventata una notte di riflessione. Una di quelle che, se possibile, è meglio evitare: ma che fanno crescere tanto. Perché, sì, ti scontri coi tuoi limiti e perché solo così puoi guardarli in faccia.

E la Juve, da Roma, porta via – metaforicamente – diverse cose:

  • Come fare a NON complicarsi la vita
  • Qualche dubbio sulla condizioni di alcuni uomini-chiave
  • Nuove, vecchie certezze su Khedira
  • Una trattativa molto concreta (ne parliamo in fondo)

Festa rinviata (a data da destinarsi?)

Poteva essere e non è stato, ma la fiducia è ancora intatta e quasi tutti sono sicuri che sarà. Magari già da domenica, quando a Torino arriverà il Crotone, anche se a questo punto potrebbe saltare la grande festa con Ramazzotti e Gabbani.

Difficile pensare che un evento con nomi del genere possa essere legato al risultato di una partita. Più probabile, chissà, che tutto sia rinviato a data da destinarsi – ai primi di giugno, preferibilmente.

Ma se la serataccia di Roma insegna qualcosa – e lo fa – è che pensare ai festeggiamenti fa male. E la sconfitta non è maestra che permette ripetizioni.

Sia Allegri che Bonucci lo hanno praticamente ammesso: la squadra ha abbassato la tensione. E non da ieri sera: due punti in tre partite non sono da Juve.

Il blackout sembrava rientrato nel primo tempo dell’Olimpico: ma, nella ripresa, s’è ripresentato. Non è retorica, quindi, dire che questa sconfitta “fa bene”: alimenta fame e concentrazione. Potrebbe anche ritornare contro, ma è in questi casi che serve l’esperienza dei senatori.

Leggi anche: Perché questa sconfitta può fare bene

La testa nel secondo tempo è andata altrove: imperdonabile, contro chiunque. Figurarsi contro la Roma, seconda forza del campionato, che arriverà probabilmente a 87 punti.

Qualche dubbio sulla condizione…

Ma è anche fisicamente che la Juventus non ha brillato.

A partire da Mandzukic e Cuadrado, imprescindibili nel modulo bianconero, ma apparsi decisamente in ombra.

Il croato, che ha rimediato una botta alla schiena verso la fine (niente di grave), è apparso a tratti scarico. (Una stagione sempre a mille, pure in termini di concentrazione, inizia a farsi sentire?).

Il colombiano, invece, raramente ha inciso, navigando a visto in un limbo di imprecisioni. E non è la prima partita sottotono, pur se inserita in un quadro decisamente di qualità.

Ma lo stesso Higuain non è sembrato al meglio, abbastanza statico. È sembrato leggermente appesantito, ma potrebbe aver preferito gestire le forze: lo aspetta un periodo denso di impegni.

Per non parlare della difesa, imperfetta sui gol subiti, così come Gigi Buffon – che poteva e doveva fare molto meglio specialmente su El Shaarawy.

L’ingresso di Dybala – al posto di Sturaro, uomo ovunque e tra i migliori in campo – ha acceso la luce, forse troppo tardi. L’argentino dall’inizio avrebbe potuto cambiare qualcosa? Forse sì, forse no.

(Intanto Allegri ha giustificato la sua assenza con un problema al flessore).

La Roma ha gestito il vantaggio da squadra matura, concedendo poco e niente. Il possesso palla della Juve è stato sterile e si è tradotto in un solo tiro in porta nei secondi quarantacinque minuti.

L’importanza di Khedira

Certo: ci sono attenuanti e tutte sensate.

Mancavano diversi titolari, tra cui un Dani Alves in formissima e il solito, imprescindibile Khedira. Sarà di cruciale importanza recuperarlo al meglio.

Il tedesco è l’ago della bilancia bianconera, fondamentale per mantenere gli equilibri di una squadra a trazione offensiva.

Non è magari appariscente nell’arco della partita, ma è l’uomo che chiunque allenatore vorrebbe avere. Si farà di tutto, sicuramente, per averlo già da mercoledì. E tanto più nella notte di Cardiff.

Messaggio per la società

Questa squadra, però, ha un evidente problema di profondità: vuoi perché pensata per altro modulo, vuoi per qualche altro problema.

Lemina, per esempio, paga un rapporto non idilliaco con Allegri con lo scarso impiego. Molto probabilmente, andrà via in estate.

Proprio la mancanza di alternative varie e valide sta creando qualche problema ai più impiegati. Anche se il mister è sempre stato incline al turnover – ieri, forse, un po’ troppo. È un messaggio forte e chiaro per la dirigenza: qualunque sia l’esito della stagione, servirà tornare sul mercato.

Tolisso freddo, s’infiamma Keita

Tanto dipenderà dalle uscite, per la questione delle liste. La Juventus, però, sta già lavorando per migliorare la rosa.

Potrebbe arrivare un centrocampista, ma la pista Tolisso è più fredda di quanto si dica: il Lione chiede tanto. E la dirigenza non vorrebbe svenarsi per una mezzala da centrocampo a tre. L’intenzione, ora come ora, è continuare con questo modulo: segnale, più o meno implicito, di continuità nella gestione Allegri.

Ecco perché la pista più calda, al momento, è Balde Keita, attaccante della Lazio e prossimo avversario in Coppa Italia. La sua stagione è stata davvero ottima e l’ultimo esaltante periodo gli ha procurato diversi ammiratori.

Il Siviglia sembrava forte sul ragazzo, ma il ds ha smentito tutto. Per la Juventus, invece, si tratterebbe di un investimento ampiamente sostenibile. Si potrebbe chiudere per una cifra tra venti e trenta milioni, visto che Keita andrà in scadenza.

Lui più di Patrik Schick, che sembra indirizzato ad altre piazze. Ma luglio, e con lui l’inizio del calciomercato, è ancora lontano: ora conta solo vincere. A partire da mercoledì.

Gestione cookie