Non dev’essere facile trascorrere un’estate all’insegna delle insistenti voci di mercato se sei un giovane ragazzo appena venuto alla ribalta dopo una gara fatta di numeri da circo contro nientepopodimeno che la Spagna pluricampione.
E non dev’essere facile nemmeno catapultarsi da una realtà relativamente tranquilla, qual era la Dinamo Zagabria, ad una che corre, corre e corre, in cui tutto è orientato verso l’utilitarismo, in cui non c’è tempo per aspettare il talento sbocciare: se sbagli, sei fuori.
Non dev’essere facile, infine, ottenere la prima grande occasione della carriera nella Juventus pentascudettata, che vuol puntare alla Champions League, soprattutto se affronti due infortuni gravi in pochi mesi. Facile non è, ma se ti chiami Marko Pjaca devi esser pronto a questo e anche di più. Oggi il croato compie 22 anni, e tutti i tifosi lo aspettano ansiosamente.
È bastato mandare in tilt la difesa della Spagna durante l’Europeo per far innamorare – una volta in più – le big d’Italia (Milan e Juve). Sembrava fatta coi rossoneri, ma poi è arrivata la chiamata della Juventus: a quella – si sa – non si può dir di no. L’arrivo è in sordina, ma già in amichevole (contro il West Ham) si intravedono i numeri del giovane croato: questo farà strada, si dice. E Allegri se ne innamora subito: ogni momento è buono per fargli sentire fiducia, per fargli capire che lui ci punta e ci punterà, perché le potenzialità ci sono e son tante. E Marko è un ragazzo eccezionale anche fuori dal campo: il suo primo stipendio lo ha dato ai suoi genitori per ripagarli per tutti gli sforzi fatti. E no, non ha nessuna macchina di lusso: va in giro con una Opel Corsa, e ne va fiero.
Il posto da titolare non glielo assicurava nessuno (e lui lo sapeva), ma gli spezzoni per mettersi in mostra non mancano. Quando i minuti iniziavano ad accumularsi, ecco la prima batosta: infrazione al perone in nazionale e lungo stop. Proprio sul più bello, come si suol dire. Nel mentre, la Juve vinceva senza brillare, mancando di brillantezza ed imprevedibilità in taluni momenti delle partite. Chissà, la spensieratezza di Pjaca sarebbe potuta risultare utile. Allegri, però, non si dà per vinto, dichiarandolo – spesso e volentieri – l’uomo del 2017. Messaggio poco celato: ti aspetterò, e tu mi darai soddisfazioni.
Il ritorno in campo del croato avviene durante l’ultima sconfitta in campionato della Juventus, in quel di Firenze. Pjaca entra – anarchicamente – in partita, creando sì un po’ di scompiglio (avrebbe potuto ottenere un calcio di rigore), ma quagliando molto poco. Nel weekend successivo, contro la Lazio, si divora un gol davanti al portiere. Ma i segnali iniziano ad essere positivi: l’ex Dinamo entra, a poco a poco, nel nuovo progetto bianconero e le occasioni dategli da Allegri aumentano sempre più.
Poi la svolta, come in tutte le più belle storie: nell’andata degli ottavi di finale di Champions, il suo ingresso cambia la partita. La gara col Porto è bloccata sullo 0-0 e il cambio di Allegri (Pjaca per Cuadrado) cambia tutto: bastano pochi minuti e il croato sblocca il match, con un bel destro sul secondo palo. E pensare che Porto-Juve si giocò soltanto pochi giorni dopo la gara interna contro il Palermo, in cui Pjaca partì titolare deludendo molto. Nel post-gara, Allegri lo pizzicò: “Deve dare di più: so che viene da un campionato diverso, ma in Italia bisogna fare alla grande entrambe le fasi“. Ricevuto. Risposta? Gol decisivo per la qualificazione… e tanti saluti.
Ancora una volta, però, la situazione si complica sul più bello: a fine marzo, in una gara amichevole con tra Croazia ed Estonia, Pjaca si procura la rottura del crociato anteriore del ginocchio destro. E dunque? Diagnosi terribile: 6 mesi fuori dai campi e stagione finita, con tanti saluti a tutte le speranze di Allegri e dei tifosi bianconeri.
Ma siamo tutti sicuri che, il prossimo anno, Pjaca potrebbe davvero essere l’uomo decisivo. Sì, più forte delle voci di mercato, più forte degli infortuni, più forte della pressione mediatica per essere il nuovo attaccante della Juventus. L’attesa sarà ancora un po’ lunga, ma siamo sicuri che ne varrà la pena. Kalòs kai agathòs, giovane favoloso, definitelo come volete: ciò che è certo è che c’è sempre tempo per entrare a far parte della grande famiglia bianconera.
This post was last modified on 6 Maggio 2017 - 14:12