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Monaco-Juve, l’analisi tattica: i bianconeri aspettano il momento migliore per essere letali

Una Juventus spietata ha ragione di un arrembante Monaco: tutti gli attacchi dei biancorossi vengono spenti, gli uomini più pericolosi vengono annullati. Prezioso come non mai Dani Alves, ma il volto copertina è lui: Gonzalo Higuaín, quello che non segnava mai in Europa, mette dentro le due reti dell’incontro.

Dani AlvesComincia bene la Juventus, conquistando le fasce con le sovrapposizioni di Alex Sandro e i cross di Dani Alves: nella testa di Allegri è quello il punto debole dei suoi avversari. Jardim se ne accorge, e la sua squadra comincia a pungere in avanti: la Juve tiene palla, il Monaco si rende pericoloso più volte. E comincia a gestire il gioco, pressa in avanti e spinge i bianconeri dietro. Serve qualcosa che movimenti la partita, perché contro quei ragazzini diabolici, non si può pensare di stare sempre in difesa. E arriva con un contropiede, la più classica delle manovre del calcio italiano: Marchisio lancia, Dybala gira con un meraviglioso tacco, Dani Alves la porta in avanti e serve alla cieca Higuaín, sapendo benissimo che lui era lì, e che l’avrebbe messa dentro. Il momento è caldo: biancorossi che spingono in avanti spingendo con i suoi uomini migliori, i bianconeri dimostrano di essere la migliore difesa, raddoppiando sistematicamente gli uomini più pericolosi. E se non ci pensano i difensori, c’è sempre lui, Gigi Buffon, la provvidenza fatta persona.

Il secondo tempo segue la fine del primo tempo: i ragazzini terribili provano a sprigionare tutto il loro potenziale offensivo, chi sta dietro nella Juve deve chiudere tutti gli spazi. Dybala chiamato al lavoro da fuoriclasse: sale avanti, torna dietro, salta chiunque; Marchisio alterna ottime cose a dormite parziali, Pjanić dirige l’orchestra con qualche sbavatura, Mandžukić deve pensare più a tappare che ad attaccare. Continua a pressare alto il Monaco, ma è ancora un contropiede a spezzare ancora gli equilibri: è ancora Dani Alves che trova il pallone giusto da mettere in mezzo a Higuaín, letale come mai aveva fatto finora in Champions. La Juve dopo il gol cambia: fuori il Pipita, dentro Cuadrado. Allegri vuole chiudersi. Lo fa ancora di più con gli ingressi del fabbro Rincón e dell’onesto Lemina, al posto degli sfiniti Marchisio e Pjanić. I ragazzi di Jardim non hanno più niente da perdere e attaccano a testa bassa; la sofferenza si appropria degli juventini che guardano. C’è ancora il tempo per vedere una super parata di Buffon, che si oppone ad un colpo di testa di Germain come su Zidane nella finale di Berlino 2006. La partita finisce qui, 0-2 che fa sperare bene nel ritorno: ancora un clean sheet, contro il miglior attacco europeo.

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