Sarà Monaco-Juventus la seconda semifinale di Champions League, oppure, se preferite, un saggio di come si fa gol contrapposto a calciatori che non ti lasciano passare praticamente mai. L’attacco atomico degli uomini di Jardim – è indubbio – è stato esaltato dall’esplosione del giovanissimo Mbappé e dal recupero (che, ad un certo punto, sembrava insperato) del Tigre Falcao, uno che per qualche anno fu considerato il migliore nel ruolo di centravanti. D’altra parte, però, se i bianconeri – sin dagli esordi con Conte – avevano fatto della difesa un vero e proprio bunker, con Allegri, in quest’ultima stagione europea, le cose sono andate spaventosamente in crescendo.
UN PO’ DI NUMERI
Che non guastano mai. Il Monaco, in questa Ligue 1, ha finora segnato ben 95 gol in 34 partite: praticamente 3 a gara. Media che non è scesa nemmeno in Champions, basti pensare alle 4 sfide di eliminazione diretta: 3 gol al City all’andata e 3 al ritorno, e la stessa sorte è capitata anche al Borussia Dortmund.
A dimostrazione di una facilità disarmante nel perforare le difese avversarie, ci viene incontro la crescita esponenziale di Kylian Mbappé, autentico gioiellino della formazione monegasca, il più giovane debuttante e goleador di sempre della squadra del Principato. Crescita che lo ha portato dall’U19 alla nazionale maggiore francese senza passare dall’U21: è il secondo più giovane debuttante della storia della Francia.
L’astro nascente del calcio transalpino è il calciatore più giovane ad aver segnato 15 gol nei 5 maggiori campionati europei, nonché il primo a segnare 5 gol nelle prime 4 gare in carriera tra ottavi e quarti di Champions League. Inutile dire che il suo prezzo è già lievitato copiosamente, a tal punto da portare il suo agente a definirlo disponibile per soli 4 club al mondo.
Ma nulla si fa per bene se non si ha la compagnia adeguata: e quale miglior partner del ritrovato Radamel Falcao Garcia? Il Tigre, dopo alcune stagioni che definire sfortunate significherebbe voler trovare a tutti costi un eufemismo, ha fatto ritorno alla base monegasca da Jardim, che lo ha aiutato ad esprimersi nella miglior maniera possibile, arrivando a segnare ben 28 gol in stagione, 7 dei quali in Champions (bellissimo, per esempio, il pallonetto al City).
Tutto molto bello, dalla cintola in su (la difesa, invece, fa spesso e volentieri acqua… capito, Pipita?): merito di un centrocampo ordinato e tecnico, affidato a Fabinho e Bakayoko (quest’ultimo iscritto, di diritto, a Saranno famosi), ma anche ai dribbling del key-passes-man, Bernardo Silva, uno che l’assist ce l’ha nel sangue. Basta così? Nient’affatto, perché il prossimo è un nome a sorpresa: si tratta del terzino sinistro Mendy, un giovane treno francese capace, con la sua velocità, di scardinare la resistenza nemica come pochi altri su quella fascia.
BUNKER ALL’OMBRA DELLA MOLE
Spostiamoci, adesso, a sud, nella Torino bianconera, che sta per festeggiare per il sesto anno consecutivo la conquista dello scudetto e che, mai come quest’anno, sogna di accogliere il fantomatico triplete sotto la Mole. L’abbiamo detto e ridetto, ma repetita iuvant (anzi, Juve…): gli uomini di Allegri hanno subito appena 2 gol in quest’edizione della Champions e vengono da un doppio quarto di finale assolutamente esaltante, in cui nemmeno la MSN blaugrana è riuscita a dare un dispiacere a Buffon e compagni.
La forza sta nel gruppo. La forza sta nell’affiatamento. La forza sta nel fatto che, ormai, i difensori juventini si muovono automaticamente anche nel sonno. Tutti conoscono tutti, e alla perfezione. La forza sta – last but not least – nella corsa irrefrenabile di Dybala fino alla propria area: non ce ne vogliano gli altri, ma il panorama calcistico internazionale non è abituato a vedere l’uomo di maggior inventiva di una squadra così forte diventare il primo gregario in grado di dare una mano dietro.
La Juve è un bunker, ma di quelli veri: lo sa Jardim, lo ha saputo Luis Enrique, lo sanno Zidane e soprattutto Simeone. Tutti hanno paura di avvicinarsi all’area bianconera, consapevoli del probabile fallimento: questo crea frustrazione, e la frustrazione è nemica del successo.
Juve, il tempo scorre veloce, l’Europa non aspetta più: adesso è il momento di fare la storia. Siate principi, nella terra più principesca che c’è.