Entrare di diritto nella storia del calcio o accettare un ingaggio faraonico? El Tigre, quattro anni fa, è stato chiamato a prendere la decisione più difficile della sua intera carriera. E, postulando che abbia lasciato libertà d’azione alla società, ha comunque scelto di non scegliere.
Quel 31 maggio 2013 il calcio ha perso uno degli attaccanti più belli e prolifici del nuovo secolo. Radamel per circa quattro anni è stato tutto quello che un allenatore potesse desiderare: forte di testa, fiuto per il gol, sinistro, destro, fisico, corsa. Era completo, era un vero e proprio “nueve”.
Dal quel giorno all’inizio di questo campionato, Falcao è scomparso dei radar. Un infortunio e una serie di sfortunate (?) scelte hanno accorciato drasticamente la carriera del colombiano, conducendola di anno in anno ad un tramonto prematuro. O forse no.
Corre l’anno 2009 e un non proprio giovane Radamel Falcao Garcia Zarate sbarca in Europa, alla corte del Porto. Neanche un mese e riesce a rubare la scena a tutti come solo lui sa fare: segnando in ogni partita, in ogni modo, da ogni posizione.
In Portogallo arriva in fondo ad ogni competizione, vince tutto e per non farsi mancare nulla si prende anche il titolo di capocannoniere dell’Europa League. Basta un anno per farlo diventare uno dei giocatori più ambiti al mondo, sono in tanti a corteggiarlo, molti tentano di farlo innamorare e dopo mesi di offerte e speculazioni arriva il fatidico annuncio: El Tigre sposa il progetto Atletico Madrid.
I due anni in Spagna sono stati semplicemente stupendi. Da dove partire? Le sue prodezze hanno fatto letteralmente il giro del mondo. La partita più bella, sembra scontato, ci rimanda alla gara di Supercoppa UEFA. La miglior prestazione non tanto per i gol segnati o per il coefficiente di difficoltà, ma per la fame e la voglia messa in campo. Più veloce degli altri, più reattivo, più cattivo, in due parole? El Tigre.
I quattordici milioni offerti dal Monaco lo tentano e in poco meno di tre mesi lo trascinano nel baratro, mettendo a repentaglio la carriera e quanto di bello fatto fino a quel giorno. Una serie di scelte, o di non scelte come detto prima, danno il colpo di grazia al colombiano. Lo United prima e il Chelsea poi lo declassano, lo danno per spacciato.
Con i Blues, addirittura, finisce fuori rosa riuscendo a disputare a malapena dieci partite, condite da un solo e misero gol. Per due anni si perdono le sue tracce, fino a questo settembre, fino all’incontro con Jardim.
Alla tenera età di 31 anni è cominciata la seconda giovinezza del colombiano e i numeri sono da capogiro, vicini a quelli che lo resero uno degli attaccanti più temuti degli ultimi anni: 38 presenze tra campionato e coppe, 28 reti e 5 assist.
Se la squadra del principato sta sognando in grande è anche merito del Falcao 2.0, fenomeno capace di reinventarsi e ritrovarsi quando tutto sembrava perduto.
Signori e signore, El Tigre è tornato.
This post was last modified on 3 Maggio 2017 - 12:06