Lo scudetto a un passo, il Monaco tra due giorni: la stagione della Juventus passa da questa settimana. I bianconeri hanno l’obbligo di provare a vincere tutto, arrivati a questo punto. Ma tra il dire e il fare, c’è di mezzo tanto: in primis, la trasferta di Montecarlo.
Voce storica della radio italiana, da tantissimi anni nelle case di tutta la penisola, raccontando con una voce soave il calcio italiano ed europeo: la redazione di SpazioJ.it ha contattato Francesco Repice, le cui radiocronache ogni settimana stupiscono tutti gli amanti del calcio, per discutere di questo periodo impegnativo, ma importantissimo, che i bianconeri affronteranno.
Ringraziamo, ancora una volta, Repice per la sua disponibilità e gentilezza.
Molti pensano che l’urna di Nyon sia stata benevola per la Juventus. I bianconeri hanno evitato Real Madrid e Atletico, ma sulla loro strada incrociano il Monaco di Jardim che ha eliminato, senza troppi patemi, il City e il Dortmund. Secondo lei, il compito della Juve sarà realmente facile? Quali potrebbero essere le insidie?
“Secondo me alle semifinali non c’è nulla di facile. Non può che essere così: è impossibile che una semifinale con il Real Madrid possa essere più complicato rispetto al Monaco, queste cose non hanno senso. In determinate partite, alcuni valori tecnici, anche se leggermente inferiori, possono essere facilmente eliminati con l’impegno, la forza, l’entusiasmo. Probabilmente, a inizio anno, nemmeno la Juve era considerata tra le più forti del lotto, ma poi, anche grazie a un’organizzazione di gioco, a un’autoconvinzione e a una capacità di interpretare le partite, è stata superiore agli altri. Non credo che la Juve sia più forte del Barcellona, per intendersi, ma penso sia stata più brava. Come dice a volte Buffon, non basta essere i più forti, bisogna essere più bravi. In quel caso la Juve è stata più brava.”
La difesa di Massimiliano Allegri si presenterà alla semifinale con sole 2 reti al passivo. Dopo la grandissima campagna di Euro 2016, in cui la roccaforte della Juventus è stata la protagonista, e le conferme nelle ultime edizioni della Champions League, possiamo affermare che quella bianconera è la migliore difesa del mondo senza alcuna possibilità di replica?
“Non so se è la migliore difesa del mondo, ma soprattutto non so se loro tre sono i migliori difensori al mondo. Molte cose sono cambiate: la Juventus ha difeso a tre per molti anni e loro tre, per quel tipo di difesa, rappresentavano il meglio che esistesse al mondo. Quel modo di giocare imponeva l’uno contro uno in difesa e loro, con Conte prima e Allegri dopo, potevano accettarlo perché molto forti. Adesso, e questo posso farlo risalire alla partita della Nazionale contro la Macedonia, con Ventura in panchina, quando Pandev e Nestorovksi stavano facendo venire il mal di testa ai nostri e Bonucci chiedeva alla squadra di ritornare, le cose sono cambiate sia nella Nazionale che nella Juve.
I bianconeri ora difendono a quattro, ma non di reparto, di squadra. 4-4-2, linee molto strette e difesa che parte con gli attaccanti: un vecchio sistema sacchiano ma molto efficace, che sta esaltando delle qualità della Juventus. Non palerei della BBC nei singoli, ma della difesa di squadra, che è superiore a quella di reparto.”
Monaco contro Juventus sarà anche lo scontro tra Mbappé e Dybala, due astri nascenti del calcio mondiale e designati a prendere l’eredità dei grandissimi del pallone. Quale dei due giovani la entusiasma di più e chi sarà il più decisivo nel doppio scontro secondo lei?
“Non so fare classifiche di questo tipo, ma so che stanno decidendo sia in Champions che in campionato entrambi. Sono tutti e due grandissimi giocatori, spero non si perdano. Mi sembra, in questo momento, per via di un’età comunque più matura e per quello che ha dimostrato, Dybala più avanti, ma Mbappé sembra avere, oltre al talento, una forza fisica spaventosa, che potrebbe rappresentare qualcosa in più rispetto all’argentino. Però è tutto da vedere e verificare. Mbappé pericolo magiore per la Juve? Sì, perché è un attaccante completo, veloce e forte fisicamente. Nel Monaco, in questo momento rappresenta il pericolo maggiore per i bianconeri, se di problema si può parlare.
Penso di problemi ne avrà molti anche la difesa del Monaco, che, presa di reparto, non mi sembra fortissima, quantomeno nei singoli. Pertanto credo che la Juventus si farà sentire anche lì, nel Principato di Monaco, alla sua maniera, ripartendo e facendo del male negli spazi. Mi aspetto una Juventus di veramente gagliarda.”
Affianco a Dybala, ci sarà Higuain. L’argentino sta facendo una stagione eccellente, ma in Champions forse gli manca ancora il gol. Contro il Barcellona ha fatto due buone prestazioni, sprecando però davanti alla porta. Secondo lei sono solo coincidenze oppure il Pipita ha una sorta di blocco psicologico?
“Assolutamente coincidenze. Penso che uno come Higuain, quest’anno, abbia, con i numeri e non con le chiacchiere, fatto impazzire le difese delle squadre avversarie. Ha giocato molto per la squadra, si è sacrificato tanto per la squadra e si è messo a disposizione. Come ha sottolineato con Allegri, ha giocato una partita mostruosa pur non avendo segnato; magari non avrà fatto tanti gol in Champions, ma è stato fondamentale per la causa sia in Italia che in Europa.”
A inizio anno, il centrocampo della Juventus è stato molto bistrattato. Dopo il cambio modulo, però, il duo Pjanic-Khedira sta diventando fondamentale, sia in fase di costruzione che in fase di copertura. A Montecarlo non ci sarà Khedira, sostituito da Marchisio. Secondo lei la sua assenza si sentirà? Mentre, per quanto riguarda il bosniaco: a inizio anno qualche critica, ma dopo le ultime prestazioni, specie nel doppio confronto con il Barcellona, sembra essersi preso le chiavi del centrocampo, avendo trovato il suo ruolo proprio davanti alla difesa.
“Sì, checché ne dicessero gli altri, Pjanic può giocare davanti alla difesa. Adesso a due e, come dice Massimiliano Allegri, in futuro anche a uno, cioè lui da solo. Secondo me, da mezzala lui la palla la vede poco, anche da centrocampista che gioca dietro le punte. Semplicemente perché soffre la marcatura stretta, essere braccato da un centrocampista, terzino, difensore. Si innervosisce e non ha forza e carattere per resistere a falli e calcioni che vengono riservati ai giocatori di fantasia come lui. È giusto che si metta davanti alla difesa: fa andare avanti il pallone con classe e tecnica e fa iniziare l’azione della Juventus in maniera minacciosa già dalle retrovie, può creare azioni pericolose. Tra l’altro è migliorato anche in fase di interdizione, questo è tutto merito prima di Spalletti e poi di Allegri che gli hanno cucito addosso quel ruolo
Per quanto riguarda Marchisio, quando si ritorna da infortuni al ginocchio bisogna stare molto attenti, perché ci vuole tempo. Le prime partite possono essere incoraggianti, ma spesso non sono veritiere. Bisogna aspettare un paio di mesi e vedere come vanno le cose. Ecco perché Marchisio, da quell’inizio un po’ balbettante sia cresciuto e sia di nuovo in grado di prendere per mano il centrocampo della Juve.”
Un’altra grandissima sorpresa di questa seconda parte di stagione è stata Mario Mandzukic. Il centravanti della Juventus, divenuto ora in pianta stabile un esterno di centrocampo, ha fatto in modo che i bianconeri trovassero la quadra tattica. Che effetto fa vedere un campione del genere sacrificarsi così tanto?
“Mandzukic ha capito che o giocava lì o non giocava. Di punta, alla Juve, giocano Dybala e Higuain. Il resto è un rincalzo: giocano loro due davanti, se vuoi giocare devi dimostrare di saper fare altro. C’è un precedente importante: l’ottavo di finale disgraziatissimo dell’anno scorso a Monaco contro il Bayern. Mandzukic entra al posto di Morata e il suo allenatore gli chiede di rimanere alto e fare il centravanti. Lui viene ad aiutare in area di rigore per generosità, la Juve si abbassa e Massimiliano Allegri si arrabbia moltissimo per questa cosa. Non ha più un punto di riferimento avanti, perché serviva qualcuno per alzare la squadra e liberare un po’ di forze. Lì Allegri capisce che Mandzukic non può fare la prima punta per come intende lui il calcio, pertanto per farli giocare tutti assieme l’allenatore toscano gli chiede questo sacrificio, di giocare esterno a sinistra. Come Eto’o di Mourinho o Delvecchio di Fabio Capello, quel ruolo lì possono farlo giocatori che hanno predisposizione fisica e mentale per ritornare indietro e rincorrere gli avversari. C’è un’intuizione anche più profonda, perché Allegri sa che non ha più il centrocampo di una volta, quindi ha bisogno di tenere il pallone nella metà campo avversaria più che nella sua. Una grande intuizione nella migliore stagione di un tecnico che è superiore a tutti gli altri.”
Il demiurgo di questa squadra è Massimiliano Allegri. Tacciato troppe volte di non avere personalità, quest’anno ha dimostrato tutto il suo carisma e sta trascinando la Juve verso traguardi storici e leggendari. Secondo lei, con questa rosa e con un allenatore diverso, la Juventus sarebbe riuscita a raggiungere gli stessi risultati? E, in caso di vittoria della Champions, farebbe bene ad andare via?
“Il mio pensiero può essere racchiuso in due idee: la Juventus ha una rosa forte per il campionato italiano, non di certo per arrivare dove è arrivata in Champions. Quindi il merito è ampiamente ascrivibile a Massimiliano Allegri: un altro allenatore difficilmente avrebbe fatto quello che ha fatto lui. In secondo luogo, Allegri è stato ed è ancora molto corteggiato da gradissimi club europei, anche molto più ricchi della Juve, con possibilità sconfinate. Non è un segreto che piaccia tanto al Barcellona e che Ariedo Braida stia facendo di tutto per portarselo dietro. Quindi la Juventus deve convincerlo in fretta, altrimenti il rischio che qualcosa succede effettivamente c’è.”
Se dovesse andare via, chi vedrebbe bene al suo posto?
“Io penso che a questo livello siano tutti bravi e la differenza la faccia la gestione dello spogliatoio e di quello che c’è intorno. Uno come Di Francesco in un’altra società rischia, mentre alla Juve con l’appoggio di un club solidissimo potrebbe mostrare tutta la sua bravura. Io, qualora Allegri dovesse andare via, punterei su Di Francesco, allenatore italiano e giovane, perché lui con quella società può dimostrare le sue capacità. Farei quella scelta.”
Tra i tanti nomi della rosa bianconera, qual è quello che l’ha sorpresa di più quest’anno?
“Alex Sandro. Non me l’aspettavo così, anche se nelle ultime 2-3 prestazioni ha preso qualche sgridata dai compagni per delle scelte errate. Però sono piccoli errori di gioventù che possono essere migliorati, soprattutto con quelli insegnanti potrà migliorare tranquillamente senza scalfire le sue capacità tecniche.”
Quanto finisce Monaco-Juve?
“Non lo so, in queste partite è difficile. Io non ero disposto a scommettere una lira con la Juventus contro il Barça, anche perché il Barcellona si è visto cosa ha fatto dopo. Stavamo parlando di una squadra finita, e poi ha vinto al Bernabeu. Si riempiono, purtroppo, la bocca di cose non vere, non si capisce la grandezza di quello che ha fatto la Juventus in quelle due partite. I bianconeri hanno fatto un capolavoro: se entra un solo pallone di quei tre, accade l’inferno. Non si può disconoscere e valutare in maniera diversa da così.”