La Juventus sta attraversando una delle stagioni più belle degli ultimi anni (non che le scorse annate siano state disastrose, ovvio!), e per far sì che la magia continui, c’è bisogno di tutti, ma proprio tutti. Ogni elemento può rivelarsi fondamentale, ed è impossibile raffidarsi sempre ai soliti noti: anche loro sono umani, anche loro hanno bisogno di riposare, ogni tanto. Se il turnover in difesa si può attuare tranquillamente, e anche a centrocampo la situazione è parecchio tranquilla, diverso discorso va fatto per l’attacco: con l’allegriano 4-2-3-1, gli attaccanti in rosa scendono tutti in campo, e non ne rimane nessuno in panca. Con il povero Pjaca indisponibile ancora per mesi, Allegri ha adattato a esterni Sturaro e Lemina, sapendo benissimo che non possono fare lo stesso lavoro di Mandžukić e Cuadrado. Guardando nella primavera, tutti ormai conoscono Kean, prima punta di potenza, che segna tanto e che in giro se ne trovano pochi. Forse però, non c’è solo lui per la prima squadra: andiamo a vedere chi potrebbe dare una mano per questo vibrante finale di stagione.
Certamente è il primavera più famoso al momento; classe 2000, primo giocatore del nuovo millennio a esordire in serie A ed in Champions League. È una prima punta capace di una progressione palla al piede come pochi altri: togliergli il pallone in quei frangenti è davvero dura per chiunque. In lui molti rivedono il nuovo Balotelli, niente di più sbagliato: Kean fa della concretezza e della devastante potenza (sostantivo che si ripete spesso parlando di lui) le sue armi più pericolose. Come Mario può avere in comune qualche leggerezza, qualche finta di troppo, ma a differenza del “bad boy”, Kean impara presto dai suoi errori. Un patrimonio che la Juve dovrà amministrare molto accuratamente.
L’attaccante che fa reparto con Kean non segna come lui, ma di certo non si può dire che non sia un compagno alla sua altezza: Léris nasce come esterno di attacco in quel di Chievo Verona, e da quest’anno compone l’attacco della primavera. Il primo aggettivo che si può dire su di lui è fantasia: non è il classico funambolo che salta tutti, ma sa inventare gioco e gol. Corre molto, e sa essere cattivo (agonisticamente parlando) quando la situazione si fa calda. In questa stagione ha fatto gol in ogni modo, anche in rovesciata. Se non si perde in un bicchiere d’acqua, il futuro è tutto dalla sua parte.
L’attacco della Juve in realtà è un tridente: Clemenza, in teoria, sarebbe il trequartista, quello che gestisce le trame offensive, lancia i compagni in avanti, tira le punizioni e i calci d’angolo. Un 10, come il numero sulle spalle. Ma lui è molto di più: sa andare avanti palla al piede, sa proporsi sia come prima punta che come seconda, e nel caso può mettersi anche a fare l’esterno. Doti preziosissime nel calcio attuale, in cui gli attaccanti che sanno essere così completi sono da preservare quasi quanto i panda. Ha la fascia da capitano nella Primavera, chissà che non ce l’abbia anche in futuro…