Juventus-Barcellona non è la prova finale. E’ l’esame di maturità, quello che apre la strada al futuro. Un futuro certo, sicuro, forte: come la squadra di ieri sera. Una squadra che ha lanciato il suo, personalissimo messaggio all’Europa intera.
SI CRESCE
La Vecchia Signora ha dato la dimostrazione concreta di quello che si deve fare per vincere, risultando quasi perfetta. Quella dello Stadium è stata una sfida che ha coronato un percorso di crescita lungo e tortuoso, ma che finalmente sta portando a germogliare tutti i suoi frutti. La finale di due anni fa sembra lontana secoli ormai, con il nuovo che ha seppellito il vecchio, e con il futuro alle porte. Ma se è vero che si è diventati grandi, molto, molto grandi, è anche vero che non si smette mai di crescere. E la Juve questo lo sa bene. Il meglio deve ancora venire, e l’impresa è fatta solo a metà. La strada però, è tutt’altro che in salita. Il motivo? Semplice. La Juventus è una squadra forte.
NON BANALE
Il risultato di ieri non ha nulla di banale. La prestazione di ieri, non ha nulla di banale. Il termine “forte”? Anche quello non ha davvero nulla di banale. Perché riconducendolo alla partita dei bianconeri di ieri sera, “forte”, non deve essere limitato a se stesso. La Juventus non è forte in maniera normale. La Juventus è più forte del normale. E il suo status di big, il suo sapersi elevare al di sopra del normale, è stato accennato l’anno scorso contro il Bayern e confermato quest’anno col Barça. Perché non si tratta solo di avere giocatori dal grande talento e dall’elevato tasso tecnico: si tratta di avere giocatori forti. Forti fuori, ma soprattutto dentro.
Si tratta di avere un Mario Mandžukić che in una partita non è solo forte in sé, ma lo è al di fuori di sé. E in una partita come quella contro il Barcellona, lo è stato due, se non tre volte di più. Perché anche Neymar è un giocatore forte, ma non è in grado di essere un Mandžukić. Un vero Mandžukić, un oltre-Mandžukić. Quello che ieri ha divorato Sergi Roberto e che dall’attacco alla difesa ci impiegava un minuto. Quello che di testa te le ruba tutte e che rischia una gamba per la squadra. Ieri lui è stato forte.
E’ stato forte Miralem Pjanić, che si è fatto 85 minuti da Cuor di Leone. Ha impostato, ha protetto, ha lottato. Un giocatore totalmente diverso da quello di Roma, un giocatore che ci ha messo testa e cuore. Perché dalle sue geometrie, dal suo genio, e dal suo piede può sempre nascere qualcosa. E proprio ieri ha dato luce allo splendido corner che ha fatto germogliare il gol del 3 a 0. Cosa si può dire di uno dei giocatori che tante volte è stato giudicato come incostante, a tratti inconsistente e deficitario? Che è forte. E’ forte, perché assieme a tutti i suoi compagni ieri ha fatto il suo, personalissimo miglio in più. E tra lui e gli Iniesta e Rakitić , la differenza è tinta in bianco e nero.
E dell’uomo del k.o, cos’altro dovremmo aggiungere? Giorgio Chiellini è una delle colonne portanti della Juventus. Goffo, macellaio, e chi ne e ha più né metta, le critiche al neo dottore ci sono ormai dall’alba dei tempi. Ma Giorgio sa sempre come far tacere i mal dicenti: con sofferenza, rabbia e gol. Quel gol che tanto può significare per il percorso europeo juventino e che tanto aiuterà al Camp Nou. Quel gol che assieme alla granitica difesa bianconera, la Juventus ieri non ha preso. E il maggior artefice ne è sempre lui, il Gorilla. Al suo cospetto, ieri sera, Piqué ha dovuto abbassare la testa. Perché ieri Giorgio Chiellini sì che è stato forte.
Perché la Juventus non è solo Gonzalo Higuaín o il magico e decisivo Paulo Dybala. La Juventus è un gruppo di giocatori che non è solo apparenza e spettacolo, ma consistenza. La Juventus è una squadra che, in attesa della prova finale, ieri ha urlato non solo per la gioia e per la vittoria, ma per lanciare un chiaro e limpido messaggio: la Juve è una squadra forte. Veramente, veramente forte.