Basta guardarlo negli occhi per capire che non è mai contento di sé, che può fare ancora molto per la squadra. Mario Mandzukic non è mai appagato, non è mai sazio, ed è tutta una questione di sguardi.
Da vice Higuain, il croato ha lottato sempre centimetro su centimetro per guadagnarsi qualcosa in più. Mandzukic non è mai banale in mezzo al campo e non lo è stato neanche ieri sera. Anche contro il Barça dei fenomeni tanta sostanza e tanto sacrificio al servizio della Signora, per ripiegare su un certo Messi. E pensare che, ad inizio stagione, nessuno si aspettava una tale importanza all’interno del roster data la presenza del Pipita. L’intuizione è stata di Allegri, che finalmente dopo tanti anni inizia a raccogliere i primi meriti della sua genialità. Perché uno come Mandzukic fuori non può stare, e l’allenatore lo sa. Anche qui è forse solo una questione di sguardi. Perché a guardarlo ci si rende conto di aver una sorta di devozione nei suoi confronti, di essere in debito con lui. Mandzukic è attaccamento alla maglia, è tutto ciò che di sano c’è nel calcio.
Alzi la mano chi ad agosto pensò ad una simile disposizione tattica per il croato. Solo un matto come Allegri poteva trarre simili conclusioni. Dentro tutto il talento, tutta la qualità, ma soprattutto Sacrificio, personificazione di Mandzukic. Ieri fondamentale più del solito in una partita difficile più del solito. Perché per un attaccante puro fronteggiare i dribbling di Messi non è bere un bicchier d’acqua. Eppure l’esame (se mai ci fosse stato bisogno di testare il guerriero) è superato a pieni voti. Il 4-2-3-1 può funzionare anche con le grandi d’Europa. Anche perché, se alla fase difensiva abbina uno scatto di 60 metri ed assist al bacio per Dybala, potremmo ricrederci sull’esistenza della perfezione. Forse esiste davvero ma è troppo superba per ostentarsi. Forse aspetta i grandi palcoscenici per farsi notare. Forse, ma una cosa è però certa. Ieri aveva un nome ed un cognome: Mario Mandzukic.
This post was last modified on 12 Aprile 2017 - 17:15