“Come nelle favole“, canta Vasco Rossi nell’ultimo dei suoi successi. Già, perché quest’andata dei quarti di finale di Champions League è sembrata proprio un racconto che si narra ai bambini per farli addormentare più sereni. Con l’unica – ma non piccola – differenza rappresentata dal fatto che i bambini pronti ad andare a letto sono i milioni di tifosi juventini, i quali, dopo una prova così entusiasmante, riusciranno a prendere sonno sicuramente con tanta fatica.
Ma come l’ha vinta questa partita la Juve? E dove, il Barcellona, avrebbe potuto fare di più? Approfondiamo insieme quelli che possono essere considerati i 5 episodi clou di questa mini serie-tv che è stata la sfida tra Juve e Barca.
Ed è il classico studente modello. La prima volta che l’allievo ospita il maestro nella sua dimora, i ruoli sembrano quasi invertiti: Paulo è più Joya che mai, segna due gol con il suo sinistro morbido e magico, fa giocate da far impallidire i difensori e si comporta da trascinatore assoluto. Nuovo Messi? Macché: primo Dybala. Già, perché – come diceva Zarathustra – “si ripaga male un maestro se si rimane sempre scolari“.
Un solo intervento, è vero, ma quanto pesa. Primo, perché rende vano un passaggio (quello di Messi) che andrebbe mostrato a ripetizione in ogni scuola calcio del mondo. Secondo, perché questa parata su Iniesta arriva nel mezzo dei due gol di Dybala e sembra la perfetta condanna per le velleità del Barcellona nella serata dello Stadium. E, al contrario, la giusta spinta per le speranze bianconere.
Lo puoi vedere indifferentemente a servire l’assist decisivo a Dybala così come a “bullizzare” il più forte giocatore del XXI secolo, reo di aver protestato dopo una presunta scorrettezza del croato. Mario Mandzukic è l’uomo che ogni allenatore vorrebbe avere, perché ha il veleno dentro, che lo porta a non dar nulla per perso. Burbero ma non cattivo, aggressivo ma non scorretto. La parte intollerante di una Juventus che vuol regnare ovunque.
Per caso si hanno notizie del brasiliano? Gira voce che non si sia ancora fermato. Ma quanti chilometri avrà macinato? La dimostrazione più riuscita del fatto che la stanchezza nel finale è soltanto un’invenzione dei media: lui ha sempre benzina in corpo. Annulla Messi, si propone in avanti, fa tutta la fascia con una naturalezza esemplare. Che Allegri l’abbia voluto spronare dopo la prestazione negativa contro il Chievo, lasciando aperta la pista Asamoah? Il numero 12 ha colto i suggerimenti del suo mister, ed è tornato a galoppare.
Chiellini restituisce – metaforicamente – il morso al diretto avversario Suarez. Con un morso più velenoso che doloroso, visto il risultato della partita. Ma, oltre al gol del 3-0 finale, il Gorilla offre una prestazione perfetta in fase difensiva, che è il suo compito principale: impeccabile negli anticipi, pulito negli interventi, puntuale nelle chiusure. Queste sono le sue partite: e Chiello non delude mai.
E poi, un plauso lo merita Allegri. Dopo la brutta prova di Firenze ha deciso di cambiare marcia: dentro tutti gli uomini offensivi, avanti ad una mediana fatta di due centrocampisti con doti tutt’altro che di interdizione, terzini di spinta e qualità (si è vista questa qualità stasera: la grande confidenza col pallone). Tutti si sacrificano, tutti corrono, tutti giocano al massimo. Questa gara, più che mai, è la vittoria del tecnico livornese.
This post was last modified on 12 Aprile 2017 - 16:00