Alla scoperta del Barça: attacco stellare e difesa ballerina, i due volti dei blaugrana

Eccoli lì, arrivano. Fanno paura, eccome se fanno paura: forti, vincenti e cattivi. MSN – tre lettere – la sineddoche con cui ormai si identifica il Barcellona. Lo spauracchio di tutte le difese d’Europa, compresa la Juventus, che ha provato sulla propria pelle la furia del trio blaugrana nella finale di Berlino del 2015, vinta 3-1 dal Barcellona. Senza particolari rimpianti, alla fine: perché ciò che è “alieno” è difficile da conoscere e, dunque, fermare.

Ma il Barça non è solo Messi, Suárez Neymar. C’è di più. E di meno. Niente paura, qualche parvenza di umanità è presente anche da queste parti. È qui che ruota la qualificazione della Juventus: attorno alle piccole debolezze dell’impianto di Luis Enrique. Vulnerabile, checché se ne dica. Allegri lo sa ed è pronto a sfruttare ogni singolo difetto a proprio vantaggio. Prima con la ragione, poi con il talento: questo il metodo vincente del mister.

Pregi e difetti del Barcellona. Semaforo verde e semaforo rosso. Noi di SpazioJ abbiamo provato ad analizzare questo ed altro. Con la consapevolezza che il giudice supremo sarà sempre lui: il campo. Spesso pazzo e imprevedibile, altrimenti che gusto ci sarebbe?

MSN

Una filastrocca che abbiamo letto, imparato e fatto nostra. La squadra del cuore, non conta: conta l’amore per il calcio. Per il trascendentale, direbbero magari i filosofi. Un tridente entrato nella storia, nonostante tutte le attenuanti del caso: appagamento fisico e mentale, in primis. A segno 18 volte su 26, menzionando la sola Champions League. Fermarli? Quasi impossibile, ovviamente. Bisogna solo incrociare le dita e sperare in qualche passaggio a vuoto del magico trio. Più di uno, negli ultimi tempi. Gli uomini copertina del Barça, tuttavia, sono sempre loro.

IL CAMP NOU

Sai quei posti che sembrano emanare un’energia vitale? Ecco, il Camp Nou per il Barcellona è uno di quelli, il vero fattore in più dei blaugrana questa stagione. Entri e tremi: chiedere al Paris Saint-Germain. 100.000 anime, piccole parti di un unico organismo che definire vigoroso è un eufemismo: 4 vittorie in Champions League, tutte con almeno 4 reti di scarto. “Non passa lo straniero”, la dura legge del Camp Nou.

L’ASSENZA DI BUSQUETS 

Un’assenza che pesa tanto, molto più di quel che si pensi. In questi anni di trofei e vittorie, per molti, Busquets non è stato l’emblema. Anzi, il centrocampista viene additato come esempio di antisportività dopo l’occhiatina all’arbitro in seguito all’espulsione di Thiago Motta in Barcellona-Inter, semifinale del 2010. Eppure Sergio – così lo chiamano in Spagna – non si è fermato a 7 anni fa: è maturato, tanto, fino a diventare una delle colonne della squadra più forte di sempre. Le cui fondamenta poggiano proprio sul peso dell’equilibratore blaugrana, bravo a mascherare le carenze atletiche di Iniesta e a dare respiro alla manovra. Contro la Juventus mancherà all’andata per squalifica, Luis Enrique lo rimpiangerà senza dubbi.

LA DIFESA

Se i tre davanti si muovono a ritmo di danza, a passi armoniosi, dietro la musica cambia: mancano sincronia e concentrazione, gli strumenti necessari per dar vita a una prova corale perfetta. Una questione di fase difensiva, più che di difesa: Piqué, Mascherano e Umtiti non sono gli ultimi arrivati, chiariamoci. Ma quando sei costretto a difendere vaste porzioni di campo diventa difficile per tutti, anche per 3 dei migliori interpreti al mondo. Il famoso “spazio” invocato da Pep Guardiola, principio primo del Tiki Taka che, ogni tanto, si ritorce contro, mostrando la natura umana di questo Barcellona. Oggi più evidente che mai.

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