Si è chiusa l’ultima pausa per le nazionali da qui alla fine della stagione e dopo le facili e come sempre a senso unico ironie dei giorni scorsi sui rientri anticipati di alcuni giocatori bianconeri, oltre che della polemica smontata sulla situazione di Barzagli, è arrivata oggi la notizia ferale riguardante il giovane attaccante croato che tanto piace ad Allegri e ai tifosi: l’infortunio di Pjaca è grave, molto grave, e interessa non solo il crociato ma anche il collaterale e il menisco. Operazione in vista, stagione finita e tempi di recupero sicuramente lunghi.
QUANDO LA SFORTUNA CI VEDE TROPPO BENE
Davvero una stagione difficilissima quella del croato. Arrivato a Torino dietro pagamento di un cartellino piuttosto oneroso in funzione della giovane età ha da subito incantato tutti in allenamento, in primis il Mister, ed è presto diventato idolo dei tifosi pur giocando poco, dando dimostrazione davvero di grandi potenzialità in ottica di uno sgrezzamento che Allegri sta portando avanti con maestria, così come già fatto con giocatori del calibro di Morata e Dybala. Certo il gol di Oporto ha fatto schizzare le sue quotazioni nel gradimento dei tifosi, e adesso che piano piano grazie anche al nuovo modulo e all’assenza di molte altre soluzioni stava trovando più continuità, questo secondo gravissimo infortunio proprio non ci voleva. I minuti stavano progressivamente aumentando nelle varie competizioni, l’atteggiamento del ragazzo migliorava di partita in partita. Ma ci sono stagioni maledette e questa per Pjaca sembra davvero esserlo. Dopo il brutto infortunio con la frattura non individuata nella prima parte di stagione, che costò anche un mezzo litigio tra Società e staff del giocatore, questa volta la cosa sembra ancora più grave. Queste situazioni purtroppo nel calcio sono abbastanza frequenti. Senza andare troppo indietro nel tempo, chiedere a Perin o a Florenzi cosa significhi rientrare da mesi di sofferenza e durissimo lavoro per tornare a giocare e vedersi ricatapultati in men che non si dica nello stesso incubo, se non appunto peggiore come in questo caso.
NAZIONALI SI’, NAZIONALI NO
Ovviamente come sempre succede in queste situazioni si apre il dibattito sull’utilizzo dei giocatori nelle partite delle Nazionali, che sono ovviamente sempre più esposti a rischi di infortuni. Il fastidio in un certo senso aumenta considerando che quella con l’Estonia era una partita amichevole, per cui nella testa di molti in un certo senso “inutile”. Ma come lo si spiega a un ragazzo di poco più di 20 anni che è meglio se non gioca una partita con la sua nazionale per preservarsi per il club? A quell’età, e non solo per fortuna, la voglia di rappresentare il proprio Paese è
Il croato si è rotto il crociato. Titolo troppo banale e scontato su cui qualcuno ha anche fatto dell’ironia. Col senno di poi, sarebbe stato meglio farne rientrare uno in più. Ne erano rientrati sei, del resto il Napoli ne aveva fatti rientrare sette. Ma lui giustamente voleva giocare. Torna presto Marko!
Dario Ghiringhelli (@Dario_Ghiro)
This post was last modified on 29 Marzo 2017 - 20:15