Non ci riusciranno, non potranno. Neanche se tutte le forze del mondo dovessero incanalarsi verso questo misero e triste obiettivo: nulla potrà cancellare ogni singola vittoria sul campo e fuori.
Sembra scontato. Sembra superfluo, inutile ribadirlo. E invece non lo è: perché se c’è un calcio popolato da social-tifosi, il rischio di un ritorno più serio e meno ‘chiacchierato’, con conseguenze che non vogliamo pensare o immaginare, c’è e si fa sentire.
Il sistema non si combatte creando altri sistemi: lo si educa, lo si indirizza verso la razionalità. E chi non vuole sorbirsi lezioni d’etica, abbia almeno la decenza di documentarsi e di parlare fatti e carte alla mano. La Juve è nel calderone delle polemiche: il fatto che non sorprenda neanche un po’ è l’elemento più assurdo e contraddittorio di tutti. Perché non si tratta più di semplice ed effimero sfottò: c’è una base d’odio che fa spavento, terrore. E no, per quanto faccia sentire grandi gli altri, la paura non ha mai aiutato in nessuna situazione.
Tra atti, pene e complotti, ad andar di mezzo è sempre la Juventus e chi la compone. Ma può, il calcio, essere libero e violento sfogo di beceri e fantasmi da tastiera?
Vorremmo tanto negare, qui. Invece tocca confermare. Ogni trasferta è una preghiera quotidiana, ogni viaggio senza danni sa di pericolo scampato. È un’atmosfera che non durerà. Non può farlo. Sia per una questione di clima, sia per una certezza infallibile: ovunque si vada, il tasso di minacce insulti è aumentato in maniera esponenziale. Non è un attacco alla stampa faziosa, e nemmeno a chi per lavoro o diletto s’impegna ad esasperare i toni: è la dura, cruda, violenta realtà. Che non ci rappresenta, né rappresenta il calcio.
In bocca al lupo a chi verrà, perché erediterà marcio e catene.
This post was last modified on 24 Marzo 2017 - 18:20