Caro diario ti scrivo… tutto ciò che è cambiato in Juventus e Barcellona

Risulta alquanto strano credere che due squadre di calcio – soprattutto di un livello estremamente alto, come quello di Juventus e Barcellona – possano cambiare in così tanti aspetti in così poco tempo. 2 anni, per la precisione. Da Berlino a Torino, dal 6 giugno del 2015 all’11 aprile del 2017. Ma andiamo a scoprire, precisamente, cosa è mutato e cosa, invece, è rimasto tale e quale.

DIARIO DI UN TIFOSO BIANCONERO

IL PRE-PARTITA

Berlino, 6 giugno 2015, ore 20.40. A minuti inizierà la finale di Champions League tra la Juventus, che ha appena eliminato il Real Madrid e non gioca una finale europea da dodici anni, e il Barcellona che, nel frattempo, ha vinto qualsiasi cosa. Sarebbe potuta essere la finale “delle sigle”, se solo Chiellini non si fosse infortunato nei giorni precedenti alla partita: il riferimento è, ovviamente, alla MSN blaugrana contro la BBC bianconera, fresca di 45′ leggendari al Bernabeu. Un tridente catalano così forte non si vedeva dai tempi di Ronaldinho ed Eto’o, che non a caso portarono il Barca a trionfare in quel di Parigi.

Luis Enrique, sulla panchina azulgrana, ci era arrivato con un certo scetticismo (pensate agli striscioni dedicatigli dalla curva della Roma): solo un trionfo macroscopico avrebbe potuto fugare ogni dubbio sul suo conto. Entrambe le squadre arrivano alla gara avendo già vinto sia la coppa nazionale che il campionato e, dunque, vanno in cerca del tanto agognato Triplete (che, in Italia, è riuscito soltanto all’Inter di Mourinho). Il Barcellona, però, proprio non vuol salutare il suo meraviglioso centrocampista (Xavi, ndr) con una sconfitta in finale di Champions: ne andrebbe quasi della propria dignità di squadra fuori dal comune. Anche se la Juve, ovviamente, non ci sta.

Ed ecco le formazioni della gara, che comincerà soltanto dopo la pittoresca coreografia che disegna, sul prato dell’Olympiastadion, tanto caro a noi italiani, la maestosa Porta di Brandeburgo:

Barcellona (4-3-3): Ter Stegen; Dani Alves, Piqué, Mascherano, Jordi Alba; Rakitic, Busquets, Iniesta; Messi, Suarez, Neymar. All.: Luis Enrique.

Juventus (4-3-1-2): Buffon; Lichtsteiner, Barzagli, Bonucci, Evra; Marchisio, Pirlo, Pogba; Vidal; Tevez, Morata. All.: Allegri.

Balzano agli occhi principalmente due cose: un centrocampo, da una parte e dall’altra, assolutamente spaventoso e una sfida nella sfida tra i due argentini più decisivi della stagione, Messi e Tevez. C’è anche chi si dice possa decidersi il vincitore del Pallone d’oro. Già, perché Tevez, insieme a Morata, ha trascinato la Juve fino ad una finale insperata, sbloccandosi in Champions dopo un digiuno lunghissimo; d’altro canto, però, Messi ha appena frantumato il Bayern Monaco in semifinale, con i due gol semplicemente favolosi segnati al Camp Nou.

IL POST-PARTITA

Berlino, 6 giugno 2015, ore 22.50. La partita si è chiusa con il contropiede impeccabile che ha permesso a Neymar di segnare il gol del definitivo 1-3, che ha vanificato ogni residua speranza di una Juve umile, coraggiosa e, a tratti, intraprendente. Morata ha soltanto illuso i bianconeri che, a dire il vero, devono ringraziare le parate di Buffon per non aver chiuso il primo tempo con un passivo più ampio (Rakitic per lo 0-1, ndr). Ma quali sono state le differenze? Senza girarci troppo intorno, il Barcellona si è dimostrato, ancora una volta, superiore. Ma non solo alla Juve, per carità. Superiore a chiunque in Europa, perché ad una squadra così è quasi impossibile trovare punti deboli. Se uno come Xavi, seppur al tramonto della sua irripetibile carriera, inizia dalla panchina una partita così importante e il suo sostituto (Rakitic, appunto) segna il gol che sblocca la gara… beh, di che stiamo parlando? Senza appigliarsi inutilmente alla cintura di Alves su Pogba, perché significherebbe screditare la prestazione dei blaugrana e, al contempo, comportarsi in un modo che il mondo Juve non ha mai concepito.

 

DIARIO DELLO STESSO TIFOSO BIANCONERO… 2 ANNI DOPO

IL PRE-SORTEGGIO

Nyon, 17 marzo 2017, ore 11.45. Dai, arrivati a questo punto una vale l’altra. Forse il Bayern ha qualcosa in più di tutte, anche grazie all’uomo di coppa, Carlo Ancelotti. Alla fine non sarebbe così male neanche pescare il Barcellona. “Cosa?! Sei matto?” No, non sono matto. Anche se il Barcellona ha appena disintegrato un agnellino chiamato PSG con 6 (sì, sei!) gol. Ma noi siamo la Juve, lavoriamo dal post-Calciopoli per raggiungere quest’obiettivo chiamato Champions League. E per vincere una competizione così importante, vanno necessariamente battuti i migliori. Sapete cosa penso del Barca? Che non potrà mica reagire sempre così dopo un’eventuale sconfitta. La remuntada è stata folle, magnifica, ma chi ci assicura che andrà ogni volta così? Non è facile mantenere quella forza mentale, anche perché quest’anno, a quei marziani, qualcosa sembra essersi inceppato. Quel 6-1 è stata una splendida reazione d’orgoglio ma, forse, non un’ulteriore dimostrazione di manifesta superiorità.

IL POST-SORTEGGIO

Nyon, 17 marzo 2017, ore 12.20. Eccolo, proprio il Barca. Tutto per noi. Noi contro voi, ancora una volta. Per una vendetta che, in questi due anni, abbiamo atteso a lungo. Ma cosa è cambiato? Beh, tante cose, da una parte e dall’altra. Per partire da un esempio banale, Dani Alves adesso gioca per la Juve. Il centrocampo bianconero delle meraviglie non c’è più, se non per il solo Marchisio che, però, ora parte dietro Pjanic e Khedira, complice anche il recupero dal brutto infortunio. Tevez gioca in Cina, ma c’è Dybala; Morata è tornato al Real, ma ci sono i gol di Higuain. E la BBC? Quella c’è, ma ormai a 3 non si gioca più. Non c’è Evra, ma c’è un treno come Alex Sandro. Ci son Cuadrado e Mandzukic, così magari anche la Juve potrà giocarsela sulle fasce.

Ma i marziani? Loro sono pressoché gli stessi, ma senza Alves, con una panchina più lunga (André Gomes, Paco Alcacer, Rafinha) e, nonostante questo, qualche certezza in meno. In campionato non vanno spediti come una volta, infatti nella Liga è favorito il Real. E occhio al Siviglia. Cosa è successo? Sicuramente anche qualche diverbio interno, perché Luis Enrique lascerà a fine stagione. Messi non è più la macchina perfetta di qualche anno fa, ma nessuno se n’è accorto: attenzione, non per stupidità… ma perché anche a mezzo servizio, l’argentino è una goduria per gli occhi. Neymar ha ripreso ora a segnare, ma non ha vissuto, finora, una stagione esattamente indimenticabile. Manca un terzino destro di ruolo, anche se Sergi Roberto (sì, quello del gol del 6-1 al Paris) è talmente fantastico che sa fare questo e anche tanto altro.

QUALI CONCLUSIONI?

Stiamo parlando di due squadre più deboli, allora? Forse è un azzardo troppo grande definire due squadre del genere “deboli”: ciò che è sicuro, però, è che sono molto diverse dall’ultima volta in cui si sono incontrate. Le scuole di pensiero sono tante, ma alla fine risponderà soltanto il campo. Nel calcio, spesso e volentieri, non vince il più forte, ma il più bravo: Gigi Buffon lo ricorda sempre, per caricare il suo ambiente. Da grande capitano qual è. Che lo spirito di Zalayeta sia con voi, fratelli bianconeri.

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