I grandi successi, si sa, si costruiscono partendo dalle fondamenta. E le fondamenta, nel calcio attuale più che mai, sono rappresentate dall’assetto difensivo di una squadra. In questo, la Juventus degli ultimi 6 anni, è stata una pioniera: la difesa plasmata da Conte prima e da Allegri poi, infatti, si è permessa ben pochi passaggi a vuoto, venendo definita – da molti addetti ai lavori – la più completa dell’intero panorama internazionale.
UN PO’ DI NUMERI
Se, per quanto riguarda il campionato, è stato più volte sottolineato come il passaggio al nuovo, irresistibile modulo abbia regalato una solidità ancor maggiore alla squadra, c’è da dire che, in questa edizione della Champions League, la clean sheet è stata sempre una costante di cui farsi, giustamente, un vanto. Buffon e Neto, infatti, hanno mantenuto la propria volta inviolata in ben 6 occasioni su 8: soltanto Tolisso del Lione (centrocampista in orbita Juve) e Pareja del Siviglia sono riusciti a provocare dolori al bunker juventino. Un’analogia? Senz’altro suggestiva, ma al tempo stesso calzante: stiamo parlando del mondiale di Germania 2006, quando soltanto l’autogol più imparabile della storia (Zaccardo, ndr) e il cucchiaio, fortunoso e strafottente, di Zidane ruppero l’imbattibilità di Super Gigi. Per tracciare un altro parallelo: l’anno scorso, di questi tempi, i gol presi in coppa erano stati addirittura 9 (di cui 6 dal Bayern).
L’impenetrabilità difensiva è sicuramente un dato che deve far sorridere Allegri: secondo uno studio risalente a pochi anni or sono, per ogni gol subito diminuisce – in percentuale – la possibilità di portare punti a casa. E non si tratta di un’ovvietà: ci stiamo riferendo anche a quei gol subiti in situazioni di ingiustificato relax. Sì, anche quelli risulterebbero decisivi alla lunga. Si tratta, infatti, di questione di testa, di concentrazione, di attenzione: quella meticolosità di cui il carattere di Allegri è assolutamente pregno. E di cui la politica e la cultura bianconere vanno fiere da più di un secolo.
I (POCHI) RISCHI
Già, perché ieri sera non è stata una partita di sole rose e fiori. L’interessante statistica circa i gol subiti, infatti, avrebbe potuto subire un drastico stop per via di alcune disattenzioni assolutamente evitabili: su tutte, la leggerezza di Benatia che ha mandato in porta, indisturbato, Tiquinho Soares. Per fortuna della Juve, però, Buffon ha chiuso alla grande lo specchio all’attaccante lusitano, che ha mandato il pallone sul fondo. Per buona pace del record, della voce di Allegri e dei possibili mugugni provenienti dagli spalti.
IN ATTESA DEL SORTEGGIO
Mantenere una tale imbattibilità, con ogni probabilità, è ai limiti dell’ impossibile, visto che le partite aumentano e la qualità degli avversari cresce esponenzialmente. Venerdì si conoscerà l’avversario da affrontare nei quarti di finale: ci si aspetta di sicuro una grande partita, con tante insidie e con un alto tasso di spettacolarità (d’altronde, è la Champions…). Sognare, però, con una difesa così solida ed un attacco sempre più imprevedibile, non costa nulla. Per provare a riportare una coppa che a Torino manca da troppo tempo ormai e per poter sottolineare, una volta in più, che nessun altro risultato, all’infuori della vittoria, è degno di essere accettato.