Juve, aggiorna il passa-Porto!

Osservata con ampissimo merito la regola del delubro, peraltro con l’immancabile, annesso spargimento di becchime a beneficio di quei ribaldi che accolgono con disdoro l’applicazione del Regolamento, trattato come un mistero orfico quando, naturalmente, confligge con i loro desiderata, la Signora multistelle, indifferente alla colata di guano con cui uno stormo di piccioni in formazione tipo vorrebbe insozzarla, se la ride e, come un’aquila, vola più in alto, e da sola;

sia in vetta al Palio dei Campanili, il torneo ritenuto meraviglioso e avvincente se non è occasionalmente in lizza per la vittoria, che nell’alveo dell’unica coppa che conta; un carosello dal quale, secondo i deliri vaniloquenti di personaggi parecchio discutibili, il Barcellona delle due Sicilie, la squadra italiana che ha per simbolo un asino…, sarebbe stato estromesso per la bizzarra consuetudine di far durare le partite ben due tempi, addirittura contraffatti da quella strana anomalia rappresentata dall’esecuzione dei calci d’angolo.

Poiché mentalità, stile e piena contezza della realtà manifesta in casa Juve non difettano, la concentrazione è già rivolta all’imminente gara2 con quel Porto già “sciroppato” a domicilio e da affrontare con un approccio totalmente dimentico del vantaggio maturato all’Estádio do Dragão; quindi: con il cipiglio di chi parte alla pari e non può cullarsi in una tranquilla gestione degli eventi limitandosi a sbirciare, ogni tanto, il livello della sabbia nella clepsamia.

L’ultima tornata della Uefa Champions League ha giustappunto dimostrato quanto il calcio sappia essere imprevedibile o addirittura folle; a maggior ragione nell’agone pertinenziale più luccicante, ricco e, proprio per questo, estremamente punitivo nei confronti di chi lo frequenta con animo sparagnino pur vantando una condizione tutt’altro che micragnosa.

Tra la dissennata, zemaniana vocazione a curarsi soltanto dei trenta metri vicini alla porta ostile e l’esasperata prudenza o la rinuncia a giocare, atteggiamenti che producono invariabilmente gli stessi disastrosi effetti, intercorre una via di mezzo improntata a una propositività, anche accorta, ma scevra delle troppe alchimie e speculazioni tattiche che caratterizzano una competizione di lungo periodo come l’italica SerieA.

Al netto di ogni giustificazione d’accatto inerente alle conduzioni arbitrali e di talvolta preclare e innegabili limitazioni tecniche ed economiche, la vera zavorra della Göeba odierna è l’appartenenza a un campionato minore che il bisiaco di Pieris definì già a suo tempo, con sagace realismo e apprezzabile sintesi, “Poco allenante”.

Vincere senza dover mai pigiare l’acceleratore a tavoletta e a scapito di avversari che pur disputando ogni volta la partita della vita subiscono indubbiamente il fascino della Vecchia Signora trasmutandolo in paura, è appagante, ma non deve indurre a distorsioni della realtà.

In Europa si gioca un football diverso, nell’ambito del quale è maggiormente premiante segnare un goal in più, anziché subirne uno in meno; una filosofia che la Madama deve e può introiettare alla svelta, specialmente ora che per le note circostanze è costretta a schierare molti giocatori votati all’offesa e proprio adesso che l’imbuto continentale si restringe.

Il motto della Real Casa, “Finoallafine”, encomiabilmente assolto ai danni del povero Diavolo rossonero, merita di essere eseguito con identiche modalità e, possibilmente, con superiore incisività nelle finalizzazioni, anche durante le serate di gala; cominciando da quella imminente e perseverando nelle prossime che, salvo cataclismi o inaudite inclinazioni al suicidio sportivo, registreranno nuovamente la partecipazione dei bianconeri sabaudi.

Se così sarà, ogni eventuale recriminazione elaborata sul senno del poi cadrà come d’autunno sugli alberi le foglie, a prescindere dai verdetti che i campi emaneranno. A onta dei giudici designati alla direzione dei giochi e totalmente estranei al pernicioso malvezzo di crogiolarsi in astrazioni fantasiose, molto in voga presso latitudini dalle quali provengono miasmi che l’Avvocato, di cui sarebbe appena trascorso il genetliaco, oggi liquiderebbe definendoli un problema psichiatrico.

Augh!

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