Non è mai semplice riconfermarsi. Specie se sei reduce da una stagione eccezionale dove risulti essere praticamente il protagonista di una rimonta storica. Specie se alla tua prima stagione alla Juventus realizzi ben 23 gol. Da giovane promettente con la maglia del Palermo a fuoriclasse dal futuro assicurato con la casacca bianconera. Paulo Dybala ha conquistato lo Stadium a suon di prestazioni sublimi e colpi di genio appena al primo anno. Ma come succede il più delle volte quando si bruciano le tappe c’è quasi sempre una sosta obbligata.
Nella prima parte di stagione la Joya inizia a trovare feeling con il nuovo partner offensivo: il connazionale Gonzalo Higuain. Non sempre i due attaccanti dell’Albiceleste riescono a comprendersi, frutto di un’intesa che può nascere solamente con il tempo. Le prestazioni di Paulo sono sì buone ma non convincono del tutto. Passare dalla novità della Vecchia Signora all’uomo più pericoloso della Juventus dopo appena una stagione cambia completamente le carte in tavola. A Dybala viene adesso riservato un trattamento completamente differente rispetto al passato. Marcature ad uomo e raddoppio immediato quando serve. Nuovi metodi per bloccare l’ex Instituto de Cordoba che sembrano funzionare. Paulo incomincia a vedere meno la porta, ad arretrare parecchio per cercare il pallone ed impostare l’azione dal basso. Tutti aspetti che incidono molto dal punto di vista realizzativo del ragazzo che proprio 19 giornate fa in Milan-Juve si fermerà per infortunio: fuori dal rettangolo verde di gioco per 45 giorni.
Un mese e mezzo nel quale Dybala morde l’acceleratore per ritornare il prima possibile a disposizione di Massimiliano Allegri. L’obiettivo è di tornare al top della forma per il primo obiettivo stagionale: la Supercoppa. L’argentino riesce a ritornare in campo anche prima della sfida contro i rossoneri ma il tecnico bianconero per la finale sceglie Mandzukic al fianco di Higuain dal primo minuto. Troppo presto per tornare a giocare dall’inizio, troppo rischioso far partire Dybala titolare dopo quasi due mesi di infortunio. Una notte che però vedrà ugualmente protagonista la Joya che entrerà in campo nella ripresa in un ruolo quasi inedito per lui. Il 21 bianconero agisce infatti da trequartista: diverse giocate, sfiora il gol più volte ma il suo apporto non basta. La Supercoppa Italiana sarà decisa ai calci di rigore. L’ultimo juventino a presentarsi sul dischetto è proprio Dybala che si fa ipnotizzare da Donnarumma. L’errore dagli undici metri risulta essere decisivo, la Juventus perde e ne esce con le ossa rotte da quella maledetta notte di Doha.
Il Dybala 2.0 ritorna con un altro fuoco sul rettangolo verde di gioco dopo la cocente sconfitta contro il Milan. I bianconeri cambiano pelle, Allegri si inventa un 4-2-3-1 dove Paulo veste i panni del rifinitore. Porta proprio la sua firma il primo gol della Vecchia Signora con il nuovo assetto tattico. Conclusione di prima e Juventus in vantaggio contro la Lazio. Un gol cercato, una partita da gladiatore dal quale nascerà la sua nuova esultanza: la #DybalaMask. L’argentino torna ad essere il fulcro del gioco bianconero, regalando gol ed assist ma c’è ancora qualcosa che non convince. Uno dei suoi allenatori ai tempi del Palermo, Gennaro Gattuso dichiara infatti che vede nell’attaccante qualcosa che frena il giovane classe 1993. Serve una scintilla, una circostanza che ribalti il tutto. E l’occasione si presenta proprio ieri contro il Milan. Minuto 95: Lichtsteiner riesce ad ottenere un calcio di rigore a favore. Sarà di nuovo Dybala contro Donnarumma. Di nuovo uno contro uno. Esattamente come due gladiatori. Esattamente come a Doha. 77 giorni dopo, 7504 kilometri di distanza. Momenti così lontani temporalmente e geograficamente eppure così vicini, così simili. E questa volta Paulo Dybala non sbaglia, questa volta la Joya torna a risplendere.
This post was last modified on 12 Marzo 2017 - 10:38