Sono quasi passati dodici anni da quel 25 maggio 2005, data stregata per i tifosi rossoneri ed Andrea Pirlo, che videro frantumarsi un sogno già quasi assaporato. Nonostante il passare degli anni la ferita non si è ancora rimarginata. Eppure da quell’anno in poi il fenomeno di Brescia ha vinto e non poco: un mondiale con l’Italia, gli scudetti con la Juventus e col Milan, la rivincita sul Liverpool ad Atene. Oggi Pirlo si tuffa nel proprio passato, ripercorrendo ai microfoni dell’Equipe i momenti salienti della propria carriera.
“E’ stata l’esperienza peggiore della mia carriera. Ho pianto in campo ma una volta nello spogliatoio, il più triste della mia carriera, c’era così tanta disillusione e amarezza che non riuscivo nemmeno a piangere. C’era un’atmosfera surreale dopo una partita surreale. Perdere in questo modo una finale è qualcosa di quasi irripetibile. Non lo auguro a nessuno”.
“I minuti finali della semifinale sono stati fantastici, interminabili. Tra il gol di Grosso e quello di Del Piero ho pensato fossero passati secoli, invece erano solo un paio di minuti. E’ stato qualcosa di indescrivibile: eravamo qualificati alla finale di un Mondiale, battendo la Germania in casa sua, a Dortmund poi, dove non aveva mai perso. Per la finale l’attesa è sembrata infinita. Quando entri in campo poi vedi la coppa e non sai se la solleverai tu oppure no. Alla fine nemmeno ti rendi conto di essere un campione del mondo“.