Dal campo bagnato di Udine sale un profumo insistente: quello di occasione persa. Era abbondantemente alla portata, ma tanti motivi l’hanno lasciata scivolare nella pioggia friulana. Certo, difficilmente è preludio a una tempesta: ma gli spunti di riflessione ci sono e sono pregnanti.
Non siamo abbagliati dai fumi del pareggio: è una costante, quasi. La Juve, questa Juve, ogni tanto decide di prendersi una domenica di riposo. I due tiri in porta bastano e valgono più di tante parole.
È, questo, desiderio di perfezione e sublimazione. Probabilmente, però, i bianconeri stanno già facendo il massimo. D’altronde siamo a marzo, il fatidico marzo, e le cose stanno andando più che bene. Lo sforzo, semmai, dovrà essere fatto sul mercato estivo.
Troppa fiducia in due giocatori con evidenti limiti fisici, Marchisio e Khedira, e in qualcuno che ha tradito le aspettative, come Lemina.
Il modulo con le quattro punte è evidentemente un modo, forse l’unico, per rimediare a un peccato originale grossolano. Come tutti i rimedi in corsa, tuttavia, ha le sue conseguenze.
Le alternative, praticamente nulle, sono la dimostrazione più evidente del carattere improvvisato di questa soluzione. Va dato merito a Massimiliano Allegri, meno alla società. Errori di valutazione che possono capitare, ma che rischiano di segnare le stagioni.
Ciò comporta, principalmente, un preoccupante distacco dalla zona calda. Vederlo a centrocampo, per quanto può essere segno della sua abnegazione, è una perdita collettiva. Il talento di Dybala, immenso, va sfruttato per far male.
Poi, siamo d’accordo: Paulo può fare molto di più. Può segnare di più, può fare più assist, può giocare meglio: ma perché ha potenzialità pressoché infinite. È il prototipo del calciatore per il quale vale la pena pagare il biglietto: non fa spettacolo, è lo spettacolo.
Ecco perché va messo nelle migliori condizioni possibile. Anche solo per il semplice motivo che, nonostante tutto, ha segnato dodici reti e servito sei assist (A proposito: la questione rinnovo è da risolvere quanto prima).
Torniamo al punto di partenza, o quasi: andrà fatto qualcosa sul mercato. Ora, ovviamente, c’è ben poco da cambiare: il vestito migliore, per adesso, è questo. Giusto insistere così, coscienti dei difetti che l’abito può evidenziare, a tratti più o meno regolari.
This post was last modified on 6 Marzo 2017 - 11:35