Dopo la splendida serata di Oporto, il momento più difficile per Massimiliano Allegri è stato sicuramente quello di contenere l’euforia a fine gara per essere stato il vero mattatore di Porto-Juventus.
ALLEGRI BOMBER
Come un grande attaccante, si. Come l’Higuain di turno. Stavolta la maglia numero 9 dei bianconeri l’ha indossata proprio lui, appena prima di entrare in campo coi suoi ragazzi, subentrando allo spento Cuadrado e poi al volenteroso ma non brillante Lichtsteiner. Ha avuto anche un po’ di fortuna Max, quando quel rimpallo favorevole su (errata) soluzione di Dybala, lo ha messo davanti a Casillas con l’occasione di calciare un rigore in movimento. Eppure nel tabellino risulterà Pjaca l’autore del gol del vantaggio e della liberazione da un pensiero che, via via, andava sempre più a prendere la piega del nervosismo. Come dimostra il calcione di stizza che Higuain ha dato al pallone dopo l’ennesimo suggerimento fuori rotta di Cuadrado.
LUCIDO NONOSTANTE LE POLEMICHE
Ora, tornando al mondo reale, il meritato vantaggio è si ad opera del buon Pjaca, ma questo la Juventus lo deve solo al suo allenatore. Un tecnico spesso messo in discussione alla prima partita sottotono, e che nelle ultime ore non ha certo vissuto la vigilia di un match importante come invece avrebbe voluto. Il caso Bonucci, infatti, si è presentato a Torino nel classico momento in cui tutto può servire alla causa, eccetto che un litigio fra il tecnico ed uno dei senatori. Eppure Allegri ha saputo fare buon viso a cattivo gioco, sapendo perfettamente che i panni sporchi bisogna lavarli solo in casa. E pazienza se i vicini scopriranno dei sorprendenti strascichi della lite solo alla notizia dell’assenza del difensore al Do Dragao per motivi disciplinari.
E, mandando avanti il nastro al primo round di questi ottavi di finale, Allegri ha saputo guidare con la solita serenità una Juventus apparsa nettamente più forte del Porto in un vs fra individualità, ma che ha comunque faticato non poco a trovare la via del gol, a causa di quel 4-4-1 lusitano obbligato dal rosso ad Alex Telles alla mezz’ora del primo tempo. Il modulo ridisegnato da Espírito Santo ha dunque costretto i bianconeri a provare perlopiù conclusioni da fuori, considerati i pochissimi spazi liberi e la scarsa iniziativa negli uno contro uno di Cuadrado a destra e Alex Sandro a sinistra.
SCACCOMATTO AL PORTO
Ed è qui che la mano dell’allenatore diviene quindi necessaria. Allegri lo sa, da navigato timoniere qual è. Sa perfettamente che Mandzukic non effettuerà da lì alla fine della partita alcun inserimento alle spalle di Higuain, un po’ per la stanchezza e un po’ per la posizione defilata. E che Dybala accende la lampadina solo a intermittenza. La trequarti della Juve necessita di una scossa però, e mentre il cronometro scorre arrivano i due lampi di genio: prima Marko Pjaca, poi Dani Alves.
Proprio i due bianconeri più delusi e deludenti degli ultimi tempi, ma per ragioni e aspettative diverse. Il croato spalanca dunque le porte, ed il brasiliano provvede a richiuderle in faccia al Porto, grazie a un gol che racchiude una miscela di veterano sangue freddo e classe da tipico tempo blaugrana. I portoghesi sono finalmente stesi, affondati in un uno-due micidiale dopo un’ostica resistenza durata 72 minuti. E, lo ribadiamo con rammarico, nel tabellino dei marcatori ci sarà posto solo per i cantanti, ma gran parte del merito in questa notte di Champions va soprattutto all’autore dei loro assoli: Massimiliano Allegri.
Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)