Delitto e castigo mandan Bonucci in frigo, ma…

Multa ed esclusione dalla partita più importante di questo giovane, nuovo anno; mancano solo l’esposizione al pubblico ludibrio in Praça De D. João I con annessa imposizione di tornare a Torino in ginocchio sui ceci e poi il quadretto, poco edificante anche per l’altra parte in causa, sarà completo.

Di buona educazione né si muore né ci si ammala, e per quanto talvolta sia estremamente difficile perseverare il rispetto di ruoli ed etichetta al cospetto di chi si detesta e/o disistima, occorre sapervisi attenere a prescindere. Cionondimeno, e senz’altre perifrasi, è giusto riconoscere che Leonardo Bonucci ha sbagliato (nella forma, non nel merito).

Precisato che il provvedimento punitivo è maturato per iniziativa della Società, e non concertato con il CianciAllegro, al quale è stata concessa ampia facoltà decisionale relativa all’opportunità d’impiego di Bonny; esplicitato che il navarco, ovviamente prono alle indicazioni aziendali, non ha esitato un attimo a indossare il costume di un’autorevolezza solo carnascialesca; puntualizzato che quest’ultimo non può e non deve essere tenuto indenne da severe reprimende, giacché la sua posizione, peraltro precaria, non lo autorizza all’insulto verso un giocatore che gli chiede di porre rimedio a una sopravvenienza evidente a tutti, tranne che a lui, si può tranquillamente affermare che il vero castigo è stato inflitto alla ragion di stato e, conseguentemente, alla Juventus.

Però…, pur mediaticamente rilevante, della querelle sorta fra uno dei leader storici e quello minimo e di quanto accaduto fra loro nello spogliatoio ove, in termini molto eufemistici, sarebbero state profferite parole grosse e aspre, è molto più intrigante provare a scandagliare la causa che speculare sugli effetti.

Il vaso di Pandora, come noto, è stato scoperchiato a Doha, ma il processo che ne ha accelerato l’apertura annoverava già i “mal di pancia” di Lichtsteiner e Mandžukić, l’inquietudine di Lemina a Zagabria, il malumore “empolese” di Khedira, gli inviti di Dani Alves a osare di più, senza sottacere le presunte parole pronunciate da Buffon in privata sede e, stranamente, diventate pubbliche in un batter di ciglia.

Dal Qatar in poi (ricordate la sceneggiata post gara?) il rapporto tra la squadra e la cosiddetta guida tecnica si è irreversibilmente incrinato e, a dispetto delle dichiarazioni di maniera, anche la dirigenza ha corretto le modalità di focalizzazione del taumaturgo in cerca d’autore, protetto dai risultati, e solo da quelli, dato che le modalità d’ottenimento degli stessi erano palesemente discutibili, sino alla tristissima serata fiorentina in cui, finalmente, la visione del Re nudo è diventata chiara anche per gli occhi meno innocenti e sinceri.

Il seguito è cronaca ancora attualissima, contrappuntata da episodi eclatanti, tutti portanti un denominatore unico: l’assoluta disinvoltura comportamentale adottata, pur con modalità non aderenti agli stilemi della Casa, nei confronti di un personaggio ritenuto già esautorato.

Carisma, personalità, carattere e, sì, anche la competenza, alla stregua dell’amalgama che rese famigerato tale Massimino all’epoca in cui era presidente del Catania, e al pari del coraggio di Don Abbondio, non sono merce acquistabile e se uno ne è privo, tale rimarrà in saecula saeculorum.

Pertanto, il primo responsabile delle innegabili tensioni che inquinano il clima bianconero è proprio colui che dovrebbe evitarne l’insorgere o, al limite, convertirle in energia positiva da riversare sul campo. A onta dei riscontri numerici, la permanenza di un allenatore è determinata dalla soglia di tollerabilità del gruppo che gli è stato affidato e “Serendipity” non è certo un film che invoglia ripetute e compulsive osservazioni…

L’utilizzo di Bonucci come capro espiatorio, deve quindi essere inteso per quel che è: un espediente politicamente corretto e di facciata, volto a rintuzzare altri eventuali siparietti già in corso di schiusa, ma la realtà ufficiosa narra di un patto tra squadra e dirigenza finalizzato a marciare, almeno apparentemente compatti, verso gli importanti obiettivi stagionali, nell’interesse di tutti, nessuno escluso.

Dopodiché…, secondo gli spifferi di corridoio si volterà pagina e, stando a quel che sibilano, la prima parola di quella successiva sarà un cognome che inizierà con la lettera “S”…

Augh!

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