Jorge Nuno Pinto da Costa, 35 anni di Porto. A 79 anni il presidente dei Dragões è ancora in sella e ha portato 58 titoli a Oporto: il migliore di sempre. Pinto da Costa si è raccontato nel corso di un’intervista concessa alla Gazzetta dello Sport.
Si parte dal primo ricordo legato alla Juventus. “Basilea, 1984, Juve-Porto, finale di Coppa delle Coppe. Quando mi ero candidato per la prima volta nel 1982, l’avevo detto: volevo una finale europea e due anni dopo eravamo già lì. C’era entusiasmo, giocammo una grande gara: non siamo stati inferiori, abbiamo perso per colpa di una prestazione non così buona dell’arbitro… Quella fu una lezione: dopo la finale dissi a tutti che la successiva l’avremmo vinta.
Proprio grazie agli insegnamenti di quella sera, arrivò la Coppa dei Campioni vinta nel 1987 contro il Bayern. Ricordo la partita in Champions rinviata per l’11 settembre: c’era empatia tra le due dirigenze in un momento tristissimo. Sono due società amiche e sarà un piacere affrontarci di nuovo. Sul mercato ricordo l’affare Rui Barros organizzato da me, Boniperti e Zoff. Poi Alex Sandro: trattative amichevoli con massimo rispetto“.
Tantissimi i campioni venduti a prezzi altissimi: “Non sempre faccio la scelta giusta, conduco molte trattative, alcune con successo e altre meno, ma sempre per il bene del Porto. Ho fatto buoni affari sia per noi sia per i club con cui avevamo a che fare: Deco-Barça, Pepe-Real, Carvalho-Chelsea, Moutinho-Monaco… Ci vuole conoscenza, bisogna seguire i giusti criteri: oltre alla tecnica, contano professionalità e carattere dei giocatori.
Il mio bianconero preferito di sempre? Ne hanno avuti di grandi giocatori, ma dico Buffon: per la qualità, la professionalità, e per l’amore infinito per il club quando è retrocesso. Una leggenda con una enorme storia e anche noi abbiamo un portiere, Casillas, con queste qualità. Poi dico Alex Sandro, un grande uomo: diventerà il terzino sinistro più forte del mondo. Cosa devono temere di noi? Abbiamo giocatori che hanno davanti grandi carriere: attenti ad André Silva, Danilo, Rui Pedro, Otavio, Corona, Ruben Neves, Alex Telles, Herrera, Brahimi. Che stiano con noi o vadano altrove, faranno strada”.
Dallo scherzetto alla Roma dello scorso agosto è passato un po’ di tempo. Porto e Juve come arrivano? “Siamo migliorati, sia noi che la Juve. Da questa stagione abbiamo un nuovo coach e questo ha ovviamente portato cambiamenti, ma adesso siamo molto più equilibrati. Se siamo stati in grado di eliminare la Roma da sfavoriti, anche stavolta possiamo mostrare coraggio e qualità. La Juve può vincere la Coppa, ma anche noi possiamo vincere in questo turno“.
Lasciare il Porto? Nessuno si è fatto avanti: “Sì, ho pensato spesso di lasciare ma nessuno si è fatto avanti per sostituirmi. Finché i soci votano per me, io non mollo: loro mi danno la forza di difendere il Porto. Non ho paura di affrontare i momenti difficili, come quando sono stato sospeso senza motivo. Per fortuna, ho vissuto anche momenti speciali: la Champions del 1987, l’apertura dell’Estádio do Dragão e la nascita del nostro museo. Vorrei il Porto ancora campione d’Europa. Tra i rimpianti, l’aver scelto uno o due allenatori su cui puntavo e che non mi hanno soddisfatto. E poi tantissimi mi hanno deluso, ma non voglio citarli: non lo meritano”.
This post was last modified on 21 Febbraio 2017 - 19:16