Il più grande orgoglio del giornalismo sportivo italiano, Gianni Brera, parlava così del ruolo cruciale nel gioco del calcio, quello del centrocampista: “Ha da avere istintivo o quasi il senso geometrico del gioco“. P
Non lo si può nascondere: per anni, Hector Herrera è stato il vero fiore all’occhiello della mediana dei lusitani. Soprattutto dopo essersi messo in luce nel Mondiale 2014, il messicano è diventato un autentico crack a livello europeo, attirando su di sé le attenzioni dei maggiori club europei: la Juve ci ha spesso fatto un pensierino, dunque sa benissimo che tipo di giocatore incontrerà in questo delicatissimo doppio confronto. In questa stagione, però, il numero 16 – anche a causa di un rapporto non più idilliaco con la società – si è trovato spesso in ballottaggio con Oliver Torres per il ruolo di trequartista nel 4-1-3-2 (modulo analogo a quello con cui il Portogallo ha trionfato negli Europei di Francia) che Nuno Espirito Santo impiega spesso e volentieri da un po’ di tempo a questa parte, soprattutto in campo europeo.
Il giovane iberico è stato da poco riscattato dal
Tornando al messicano, invece, il posto da titolare pare più al sicuro in caso di più classico 4-3-3: in questo schieramento, ai lati di Danilo, vanno ad agire proprio Herrera e Torres. Chiudiamo con delle piccole statistiche: il primo, finora, ha segnato un solo gol, fornito 2 assist e creato ben 22 occasioni per far gol; per il secondo, invece, già 2 gol e un assist in questa prima parte di stagione.
Alle spalle, di fatto, del centrocampista con maggior estro si posiziona quello che può esser considerato il vero e proprio metronomo dei Dragoes, ovverosia il portoghese Danilo Pereira (che in molti
Come se non bastasse l’eccezionale lavoro “alla Busquets” (Danilo si abbassa spesso e volentieri, così da permettere ai terzini di spingere) quest’anno sono arrivati anche 2 gol e un assist (proprio come il compagno, ma più avanzato, Oliver Torres).
Fresco di gol (e che gol: una sassata da vedere e rivedere!) nel rotondo 4-0 con cui il Porto ha liquidato la pratica Tondela, il quasi 20enne regista (ma, all’occorrenza, anche interno) Ruben Neves arriva all’appuntamento con gli ottavi di Champions League da osservato speciale, dalla Juve come da tanti altri club europei, tra cui Liverpool, Valencia e Chelsea. In accordo al gran bene che si dice di lui, viene incontro anche un interessante dato statistico: il 20 agosto 2014 (all’età di appena 17 anni e 160 giorni) è diventato il calciatore portoghese più giovane ad esordire in Champions League, battendo anche il record di un certo Cristiano Ronaldo.
In campo dimostra di essere più maturo della sua ancor tenera età, dimostrando un’incredibile dose di professionismo: i suoi passaggi son raramente imprecisi, possiede un’ottima visione di gioco e un intelligente senso della posizione. A chi lo si può paragonare? Il confronto è spesso venuto spontaneo, e al giovane astro nascente dei Dragoes non può che far piacere: a suon di prestazioni convincenti, si è guadagnato il pesante appellativo di erede di Joao Moutinho. Uno che, in Portogallo, fa rabbrividire la schiena di molti.
Fondamentali nell’economia del gioco del Porto sono gli esterni, ficcanti in fase offensiva e chiamati ripetutamente al raddoppio in quella di non possesso. Rispetto allo scorso anno, ha perso un po’ di brillantezza l’algerino Brahimi: da pezzo pregiato del mercato a, spesso, anonimo panchinaro. Una parabola in discesa che stupisce molto, soprattutto in virtù delle ottime prestazioni offerte durante la passata stagione; ciononostante, nell’andata contro la Juve dovrebbe partire dal primo minuto, vista la sua capacità di accentrarsi per giocare da mezzala in situazioni di inferiorità numerica a centrocampo. Ben altra sorte sta toccando al velocista messicano Corona: grazie alla sua rapidità, abbinata ad un’ottima propensione al dribbling, il numero 17 è considerato la spola ideale tra centrocampo e attacco. Inoltre, l’allenatore non ha mai rinunciato a lui nelle 6 gare del girone: in 3 occasioni è partito titolare, mentre nelle altre 3 è entrato a gara in corso.
Menzione a parte meritano i promettentissimi giovani (una costante della squadra portoghese, d’altronde)
Per quanto riguarda il classe 1989 André André, invece, gli spazi quest’anno si sono notevolmente ridotti: ha giocato, infatti, appena 81 primi nella corrente edizione della Champions League. Attenzione, però, perché, a sorpresa, Nuno Espirito Santo potrebbe decidere di schierarlo dopodomani contro i bianconeri, preferendolo ai vari Herrera, Torres e Neves.
SEGUILA CON NOI! – In ogni caso, la prima (di tante, si spera) notte decisiva di Champions League è alle porte e, come sempre, SpazioJ non vi lascia soli: i nostri inviati saranno ad Oporto per raccontarvi tutto, ma proprio tutto sulle novità circa la sfida tra Porto e Juventus!
This post was last modified on 21 Febbraio 2017 - 10:12