Tre punti, come previsto. La complicata trasferta in Sardegna, che i numeri rendevano ancora più spaventosa, è finita come la maggior parte delle gare. Vittoria e via, verso altri obiettivi. Pensare che sia stata una passeggiata, o che sia stato anche solo facile, però, sarebbe un grave errore. Il Cagliari l’ha preparata bene, ha fatto di tutto per bloccare i piani di Allegri, ma si è dovuto arrendere alla superiorità bianconera. E alla fine, metronomo e lampi sono stati i fattori chiave di un successo meritatissimo.
METRONOMO
Si diceva del metronomo. La Juve ha dato tempi e ritmo alla partita a piacimento. Nel primo tempo il Cagliari ha approcciato meglio, più cattivo e voglioso, e i bianconeri hanno capito benissimo che aria tirava. Così zero forzature, il ritmo da imprimere è basso, per placare i bollenti spiriti dei sardi e far sì che a contare sia la qualità. Il 4-2-3-1 ora è meno imprevedibile, ma continua a dimostrarsi efficace anche quando sembra neutralizzato. Marchisio è diverso da Pjanic e il suo dinamismo nel primo tempo è fondamentale, così come lo sono gli strappi di Cuadrado. Meno in palla del solito, invece, Mandzukic. Ma poco male, le alternative non mancano. La palla gira, i rischi sono nulli e il ritmo lo decidono quelli in maglia bianca.
I LAMPI
Quando è il momento di accelerare per chiudere la gara, poi la Juve lo fa. E lo fa con quei lampi che hanno forma, volto e soprattutto cattiveria di Gonzalo Higuain. Marchisio decide di spaccare la partita e spacca la difesa avversaria con un filtrante che l’argentino con uno scavetto dolce quanto terribile trasforma in oro. Poi, un altro lampo in contropiede: Cuadrado, Dybala, ancora Higuain. Stavolta punta esterna e raddoppio. Con il metronomo che continuava a scandire i tempi decisi dalla squadra ospite e i lampi pronti a colpire. Quasi senza sforzo. Superiori e solidi.
Edoardo Siddi