Possono esistere gli alpini a Napoli? Certo che sì. Tutti quanti frutto di errori di assegnazione al corpo. Tutti quanti accanitamente attaccati alla penna, come un vero e proprio dono del cielo. Chi scrive lo ho scoperto quando, alpino marconista al corso di San Giorgio a Cremano, si vide invitato insieme ad altri commilitoni da montagna a passare una serata presso la sezione napoletana dell’A.N.A. Per chi è pratico della città di Eduardo e Totò, la sede si trovava presso il Commiliter, in piazza Plebiscito, dalla parte di Santa Lucia.
Questo è il mantra che frulla al risveglio mattutino, al pensiero del terrificante tracciante che lacera l’umida serata torinese, partito dal collo pieno del piede del folletto bianconero ad abbacinare il migliore in campo, di verde vestito. Verde come la sciarpa dello scribacchino, a quota 27 vittorie filate.
Tempi di vacche magre, anche il Frosinone va via dallo Stadium con un punto. Ci vuole qualcosa che spacchi. E Cuadrado spunta fuori dalla lanterna magica. Anzi, il suo fondoschiena. Metafora delle metafore della vita, quando tutto sembra perduto ed il buio non concede tregua. Da quel derby, con il colpo del K.O. che “quellilà” abituati a subire ancora fanno fatica ad assorbire, parte una cavalcata epica, degna di Wagner e delle sue Walkirie.
Una Juve alla ricerca di equilibri difficili, complicati dal far coesistere uno stuolo di campioni da paura, ma di problematica collocazione, soffre le pene dell’inferno a Lione, in una partita del girone di Campions League da turno superato o dramma pirandelliano. Cuadrado si mette in proprio e dal fondo, con una visuale della porta pari a 4 gradi, infila il pallone tra portiere e palo, come un ricco in una cruna d’ago. La Juve ringrazia ed il popolo suo con lei. I problemi rimangono ma la qualificazione è salva.
Per il terzo capolavoro di Juan, la storia è talmente recente da averla ancora nitida negli occhi. Preghiamo di rivolgersi alle punte delle dita di Handanovic, pronte a tutto, ma di fronte ai 109 km/h di siluro, costrette a cedere. Anche la madre delle gare ha l’odore del fieno in cascina.
Pochi ma buoni, fondamentali. Sono i gol di Cuadrado, come il motto degli alpini di Napoli. Come i momenti che fanno virare le stagioni, come gli attimi che si conficcano più profondi nella psiche. Indimenticabili. Come gli alpini di Napoli che sfilano tutti, ma proprio tutti, tenendo alto il loro striscione, perchè non ce ne sono altri per la seconda fila. E come i gol di Cuadrado danno un senso all’umano destino.
Immagini tratte da: agenziacomunica.net e ebay.com
This post was last modified on 7 Febbraio 2017 - 12:17