Saper soffrire con lucidità e compattezza, qualità fondamentale per vincere

È diventato parte dello stile Juve. Cosa? La capacità di fare gruppo, di saper soffrire, di affrontare le difficoltà e di uscirne più forti di prima. Accade nelle situazioni brutte, come dopo l’oramai celebre sconfitta di Sassuolo o dopo la debacle di Firenze; accade, però, anche nelle situazioni a favore, dove saper soffrire conta di più.

COMPATTEZZA

Una squadra compatta davanti al portiere, che lascia le briciole agli avversari: è questa la Juventus quando ha bisogno di difendere il risultato. Negli ultimi due anni, è capitato sempre di più. Alcuni vedono un limite in questo, poiché i bianconeri sembrerebbero non essere capaci di ammazzare l’avversario, tenendolo, dunque, in vita fino all’ultimo secondo. Ad Allegri, però, questo piace. Significa essere lucidi, compatti, maturi fino all’ultimo secondo, per evitare una beffa che è restia a verificarsi.

ESPERIENZA

Più si va avanti, più la squadra è abituata. L’anno scorso con il Frosinone arrivò una beffa atroce. Quest’anno, mantenere il risultato non è stato sempre semplice: contro il Napoli, contro il Chievo, in Supercoppa, ad esempio, non sempre la Juventus è stata concentrata. Più si va
avanti, dunque, più si è maturi. Più si è esperti. Più si ha fame. La fame di chi vuole vincere, di chi sa che può entrare nella storia. Contro l’Inter, è stato così. La Juventus è sembrata la solita, granitica, impenetrabile. Parate di Buffon nel secondo tempo? Zero. Nel primo, tante occasioni per l’Inter. Ma quando è arrivato il momento della vera sofferenza, sull’1-0, quando c’era da portare veramente a casa la pagnotta – i 3 punti – non c’è stato verso. Una capacità che va al di là delle prestazioni personali, del solito Chiellini sontuoso e dei due centrocampisti sempre disponibili a copre. Saper soffrire deve essere intrinseco al gruppo, perché vincere, come piace ricordare ad Allegri, non è mai scontato e non è mai semplice. Figurarsi fare la storia.

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