La svolta, ancora una volta, dopo Firenze. La Juventus è cambiata, ovviamente in meglio, e questo è sotto gli occhi di tutti: nel gioco espresso e nella grinta profusa. Soprattutto, nella disposizione in campo. E questa è una pregevole intuizione del “condottiero” Max Allegri: niente 3-5-2, niente 4-3-3, ma un 4-2-3-1 fatto di equilibrio, irruenza e qualità. Mix letale, pratico e bello da vedere. L’inizio di una nuova era tattica? Probabile. I risultati fin qui raccolti sono eccellenti: 3 vittorie su 3, 6 goal fatti e 1 solo subito. L’ultima vittima, dopo Milan e Lazio, è il Sassuolo di Di Francesco. Una Juventus che vola a + 4 sulla Roma. Una squadra con nuove certezze, nuove idee, forse, addirittura, con una nuova identità tattica. I presupposti per continuare a far bene ci sono tutti.
UN CUADRADO SOFFERENTE NEL 3-5-2
La squadra, con il nuovo schema tattico, sembra trovarsi assolutamente a proprio agio. L’intesa tra i reparti è perfetta, la fluidità del gioco è migliorata e i singoli ne traggono, inevitabilmente, beneficio: basti pensare a Mandzukic, letale nel nuovo ruolo da esterno, a Pjanic, che sembra aver trovato finalmente la sua dimensione ideale, ma anche a Cuadrado, che troppe volte ha pagato dazio in moduli a lui non congeniali. La metamorfosi è in atto, la ricerca della perfezione lo scopo finale. Soprattutto Il colombiano, più volte, è passato dall’essere “l’uomo sprecato in panchina” a “oggetto misterioso in campo”, con prestazioni non all’altezza delle sue qualità. Certo, specialmente colpa del modulo utilizzato, spesso il 3-5-2. Schieramento tattico in cui non è lui l’elemento ideale: a destra il titolare del ruolo sarebbe Dani Alves o anche Lichtsteiner, nettamente più avvezzi del collega a svolgere la doppia fase di spinta e di copertura.
Così, nel 3-5-2 più prudente e ponderato, il brasiliano e lo svizzero hanno dimostrato maggiori garanzie in fase difensiva, dove, al contrario di Cuadrado, occupano una posizione quasi da “quinto di difesa”. Tuttavia, Cuadrado ha sempre mantenuto un comportamento molto professionale: mai una parola fuori posto, sempre pronto a mettersi a disposizione della squadra e di mister Allegri. Così, in questi due anni, lo abbiamo visto sacrificare la sua naturale propensione a saltare l’uomo per ripiegare in difesa, oppure affiancarsi ad Higuain e Dybala in un ruolo inedito.
NEL 4-2-3-1 LA SUA DIMENSIONE IDEALE
Invece, nel 4-2-3-1 pensato e messo in atto dal tecnico livornese l’utilizzo di Cuadrado, come esterno alto a destra, avrebbe sicuramente più senso e sarebbe di gran lunga più consono. Il colombiano sganciato da compiti puramente difensivi e godendo di maggiori garanzie di copertura, in termini di disponibilità, alle sue spalle, può sprigionare liberamente tutte le sue qualità, mostrando i suoi principali punti di forza: corsa, dribbling, elasticità e tiro. Il nuovo schieramento tattico permette una maggiore velocità di manovra, di conseguenza le azioni funamboliche dell’esterno colombiano possono rappresentare un’arma letale e fondamentale per scardinare le difese avversarie.
In una squadra solida e compatta è lui la mina vagante, l’uomo in grado di uscire dagli schemi, di dare vivacità al gioco. Il match contro il Sassuolo ne è l’ennesima conferma. La Juventus del presente e del futuro ha bisogno di colpi di genio capaci di spaccare le partite e Cuadrado, sotto questo punto di vista, rappresenta una certezza, una garanzia assoluta.
Luca Piedepalumbo