Arrivano chiarimenti riguardo la vicenda sui biglietti che, secondo quanto riportato da parte di taluna stampa, sarebbero stati venduti dalla società bianconera a esponenti di organizzazioni criminali.
A parlare, in un’intervista su Tuttosport, è Piero Calabrò, presidente di SDL Centrostudi (una società che recrimina gli illeciti bancari nei confronti dei correntisti italiani) e della Commissione Grandi Rischi della Figc.
Sulla vicenda Calabrò ha spiegato: “Vogliamo parlare dei fatti? Allora parliamo innanzitutto di questi e diciamo che a Torino, magistrati iperprofessionali hanno condotto un’inchiesta che ha riguardato la malavita organizzata e tutte le persone che potevano essere teoricamente coinvolte e che sono state seguite, investigate e osservate a lungo e, dopo questa intensa attività tesa ad accertare i comportamenti illeciti della famiglia Dominello, nessuna accusa è stata rivolta alla Juventus né a persone riferibili alla Juventus. Questo da parte della Procura della Repubblica, che ha mezzi che la Procura della Figc si sogna. Insomma, dopo un’indagine svolta con tutti i crismi, il risultato per quanto attiene la Juventus è: nessuno è stato fatto oggetto di una qualsivoglia imputazione. Anzi, la Juventus stessa potrebbe anche considerarsi parte lesa”.
Proseguendo, poi, sui possibili illeciti commessi dalla società, Calabrò precisa: “A questo punto analizziamo la situazione dal punto di vista della Procura Federale, ovvero della giustizia sportiva, che ha ricevuto le carte dalla Procura di Torino. Come ho detto, dal punto di vista penale, non è emerso nessun tipo di collegamento fra la Juventus e gruppi o singole persone che secondo l’inchiesta hanno responsabilità legate alla malavita organizzata e né la Procura Federale stessa si picca di avanzare ipotesi di questo tipo. La Procura Federale ha sentito i tesserati e l’unico elemento che sarebbe emerso è che ci possa essere stata una violazione dell’articolo 12 a proposito dell’inosservanza delle regole sulla distribuzione dei biglietti. Non il comma 1 dell’articolo 12, che riguarda il divieto ai club di finanziare gli ultrà: questo perché l’inchiesta penale ha evidenziato in più punti che per ogni biglietto della Juventus è stato pagato il prezzo nominale, che viene evidenziato sul biglietto stesso. Lo stesso Dominello sottolinea che ha sempre dovuto pagare i biglietti. Quindi, la Juventus non ha mai finanziato né singoli né gruppi e non ha violato il comma 1. E non c’è stata neppure la violazione del comma 8, famoso per essere stato inserito dopo che gli ultrà del Genoa avevano interrotto una partita e richiesto le maglie dei giocatori: il comma 8, infatti, riguarda trattative con gli ultrà durante le gare. Ecco perché l’unica norma federale in ipotesi violata potrebbe essere quella della normativa sulla distribuzione dei biglietti e in particolare quella che impone di non vendere più di 4 tagliandi per volta”.
Sull’eventuale sanzione a cui la Juve andrebbe incontro specifica: “Beh, si tratta di una violazione di una norma “comportamentale”, al massimo sanzionabile con un’ammenda. Anche perché non si tratta neppure di biglietti “regalati”, ma venduti ed acquistati. Sfido chiunque a dimostrare che la quasi totalità dei club non si comportino in modo analogo, alcuni perfino regalano i tagliandi. La Procura sta ultimando la sua indagine, proporrà a un giudice federale le sue ipotesi, ci sarà eventualmente un processo sportivo e il giudice dovrà decidere se e come sanzionare la Juventus, anche in base ai precedenti, che certo non mancano, e nei quali si è sempre arrivati a un’ammenda. Oltretutto non si tratta di un gruppo ultrà che esiste ancora e frequenta lo stadio, ma di un gruppo che è nato e sparito in brevissimo tempo”.
Inoltre, Piero Calabro si sofferma anche sul perché una notizia così altisonante venga riportata solamente da uno tra i tanti quotidiani italiani, ossia Il Fatto Quotidiano, e dichiara: “Sul Fatto Quotidiano si è data grande enfasi alla notizia. Ora, io mi chiedo: come mai una notizia così importante e per certi versi “bomba” non viene ripresa da altri giornali, nonostante i titoli in prima pagina sul Fatto? O è una “non notizia” o si tratta di una speculazione ottenuta prendendo una piccola parte della verità e costruendoci intorno una “saga”, come quella riguardante i contrasti all’interno della famiglia Agnelli o fra Andrea e Beppe Marotta. Si scrive, addirittura: “Agnelli incontrava i mafiosi”. Ora, al di là del fatto che non si tratta di mafia, ma, secondo la Procura di Torino, di N’drangheta e confondere le “ditte” non è un dettaglio in questi casi, il problema sono proprio questi incontri, perché mai questo Dominello è stato segnalato alla Juventus come una persona pericolosa, si presentava oltretutto in modo molto “elegante” in stile manager, nessuno aveva mai indicato Dominello come “irricevibile”:Agnelli e Marotta vedono decine di persone ogni giorno, non si può costruirci intorno un romanzo criminale. Dico per assurdo: qualche mese fa io sono stato ospite dell’inaugurazione di uno Juventus Club in Sicilia: una bella festa, centinaia di persone e sono stato fotografato insieme a decine di questi tifosi. Supponiamo che uno di questi adesso resti implicato in un reato di mafia, allora cosa titoliamo? Calabrò vede i mafiosi? E poi, tornando all’inchiesta di Torino, vorrei sottolineare come i capi di imputazione rivolti a Dominello siano particolarmente gravi e legati alle attività principali della malavita organizzata. La questione biglietti, all’interno dell’inchiesta penale, è piuttosto marginale e occupa una piccolissima parte dei documenti. E’ ovvio che si è voluto enfatizzare quella piccola parte”.
Per poi sottolineare che si respira un’aria strana e che “vincere troppo crea invidie, gelosie e tentativi di destabilizzare. Non che la Juventus debba temere qualcosa di serio da questa situazione, ma non è un bel segnale”.
Infine, Calabrò parla di sicurezza negli stadi italiani: “Io mi sto occupando di sicurezza negli stadi per la Federazione. Se c’è un club più avanti degli altri è la Juventus, che ha concepito il proprio stadio per garantire il massimo della sicurezza a tutti e per questo ha fatto scelte più commendevoli di altri presidenti che hanno dovuto cedere agli ultrà o scendere in guerra con questi. La Juventus non è in nessuna delle due situazioni, ma ha considerato che la forza pubblica non sempre può sopperire a tutte le situazioni e quindi ha scelto un rapporto soft con il tifo organizzato”.
This post was last modified on 28 Gennaio 2017 - 07:49