“Signora, mi scusi, non è che insieme a Stefano vuole mandarci anche il piccoletto? Sa, potrebbe divertirsi lì da noi“. Sul campo di gioco dell’Arabona, Marco ci arriva come accade un po’ per tutti i fratelli minori: nella squadra del paese gioca anche suo fratello maggiore, e un pomeriggio, quando l’allenatore Nino Di Carlo si reca a casa Verratti per portare Stefano al campo, chiede di poter portare con sé anche Marco. Inizia così la storia di Marco Verratti.
Che tra le fila dell’Arabona, squadra di Manoppello, un paesino del pescarese famoso per la presenza del Volto Santo, una reliquia ivi giunta nel 1507, stesse sbocciando un talento cristallino se ne accorgono un po’ tutti. “Non abbiamo perso contro l’Arabona, abbiamo perso contro quel ragazzino lì”, è ciò che si dice spesso sui campi di periferia. Un gustoso aneddoto è stato raccontato proprio da mister Di Carlo in un’intervista a Le Parisien: “Generalmente cercavamo di non umiliare le squadre avversarie, e quando i nostri erano in largo vantaggio, li facevo tornare in difesa. Solo che una volta abbiamo appreso che, a un torneo, c’era in palio un premio per il miglior marcatore. Il primo classificato ne aveva fatti 18, il secondo solo 16. Allora gli ho detto ‘vai e fai quanti più gol possibili’. Ne fece 13. Era davvero di un’altra categoria”. Non illudetevi, però: Marcolino amava partire con la palla dalle retrovie per regalare l’assist decisivo ai compagni.
La sua squadra vince nel 2002 il torneo “Sei bravo a… scuola calcio”, al centro tecnico di Coverciano, classificandosi prima davanti ad altre novantacinque scuole, Marco inizia a girare lo stivale per sostenere una serie di provini. Fin da piccolo è un sostenitore di Alessandro Del Piero e della Juventus, e leggenda narra che Marco avesse l’abitudine di presentarsi ai provini indossando la maglia bianconera. Si accorgono di lui il Chievo, l’Inter, il Milan e, ovviamente, il Pescara. Tecnicamente mette tutti d’accordo, tanto che, su alcuni campi, i tecnici decidono di trattenerlo per qualche ora dopo il provino per effettuare una serie di tiri e punizioni, mentre qualcuno storce il naso per via del fisico. In realtà, Marco non vuole allontanarsi troppo da casa, ed è proprio per questo che in futuro preferirà restare al Pescara, rifiutando le offerte di alcune big italiane e straniere.
In realtà, nonostante i provini sostenuti con altre squadre, Marco era già stato promesso da Gilberto Marasca ad Andrea Iaconi, all’epoca direttore sportivo del Pescara. E, riguardo al costo dell’affare, vi rimandiamo a una dichiarazione rilasciata dallo stesso Iaconi ai microfoni de “Il Centro”: “La storia dei biglietti? È vera. Dunque? Il ragazzo aveva numeri, il presidente dell’Arabona aveva piacere di darlo al Pescara. C’era in calendario Pescara-Juventus. Promisi 10 biglietti e l’affare fu fatto”. I biglietti, però, finirono subito, e a Manoppello ne arrivarono solo 5, ma in ogni caso, negli anni successivi, il Manoppello Arabona ha sempre ricevuto tutti i premi valorizzazione che gli spettavano.
“Ma questo vuol dire che dovrò giocare contro di voi?”, chiese Marco quasi in lacrime, tanto era forte il legame con la sua squadra. No, Marco non giocherà mai contro la sua Manoppello, perché il Delfino disputa i campionati nazionali giovanili, che la società detentrice del suo cartellino non avrebbe potuto disputare.
Con Marco in squadra con la formazione Berretti, il Pescara giunge fino alla finale del torneo, da giocare contro la Pro Sesto. I lombardi vincono per 3-0 l’andata, il risultato sembra già compromesso, ma al ritorno Verratti e compagni riescono a sfiorare l’impresa, vincendo 3-1. Certo, solo chi vince resta nella storia, ma il giovane Marco ha dato, nell’arco dell’intera manifestazione, un saggio delle sue straordinarie doti tecniche. Il ragazzo si farà.
La carriera di Marco nel settore giovanile dura poco, tanto che nel 2008, a soli 15 anni e nove mesi, fa il suo debutto in prima squadra in Coppa Italia contro il Mezzocorona. Sulla panchina, e forse non poteva essere altrimenti, c’è una vecchia gloria bianconera: stiamo parlando di Nanu Galderisi, che nel corso della stagione decide di proporlo in campo in dieci occasioni. Esattamente un anno dopo, sempre in Coppa Italia, Verratti segna il suo primo gol da professionista contro la Sangiustese. Appena la palla varca la linea, Marco corre a esultare verso la vetrata posta dinanzi alla curva. Un gesto istintivo che avrà fatto decine e decine di volte, quando andava in curva a sostenere il Delfino, ma in questa occasione ha il sapore di una sliding door, perché a cambiare è il punto di vista: lui si trova dall’altra parte della vetrata, e l’abbraccio lo sta ricevendo.
Corrado Parlati
This post was last modified on 27 Gennaio 2017 - 18:00