Lo Juventus Stadium è sicuramente un gioiello, un’opera architettonica da lasciare a bocca aperta, uno stadio all’avanguardia pensato apposta per il calcio, con tribune quasi all’inglese. Se, però, c’è da trovargli un piccolo “difetto” è la quantità di persone che riesce a contenere; 40.000, infatti, rischiano di essere pochine, vista la mole di tifosi bianconeri presenti in tutto il mondo e pensando al fatto che ogni grande squadra europea che si rispetti ha uno stadio capace di contenerne quasi il doppio. Per parlarci chiaro, al momento, lo Stadium bianconero, non potrebbe nemmeno ospitare una finale di Champions League, per la quale, appunto, servirebbero almeno 50.000 posti.
A tal proposito, in un’intervista a calciomercato.com, è intervenuto uno degli architetti a capo del progetto della nuova casa bianconera, Gino Zavanella. Egli ha parlato così circa la discussa tematica della capienza, per qualcuno limitata: «Prima dello Stadium, le partite della Juve ogni domenica erano seguite da una media di pubblico che non arrivava alle 20.000 unità, oggi invece siamo in presenza di sold-out praticamente ogni settimana con un pubblico medio che si aggira sui 38.000-39.000 spettatori, quindi a mio parere è stato tarato con la migliore capienza possibile. Ricordo che all’epoca in società si diceva sempre che era meglio avere 2000 persone fuori dallo stadio senza biglietto anziché avere 10.000 posti vuoti».
La Juventus, comunque, può ritenersi soddisfatta: secondo Zavanella, lo Stadium è uno dei pochi impianti che sfugge alla terribile condizioni degli stadi italiani. «Credo che la situazione sia sotto gli occhi di tutti, il parco stadi italiano è uno dei più obsoleti in assoluto, non solo in Europa, ma addirittura nel mondo, visto che siamo stati superati anche dall’Africa nel campo della modernità degli stadi. Tolti lo Juventus Stadium, quello dell’Udinese e poco altro, tutti gli altri sono in condizioni fatiscenti. Il problema principale è quello della proprietà degli stadi che non può essere pubblica, è come se io avessi una fabbrica di scarpe, ma poi non fossi proprietario della struttura in cui lavoro».
Parole chiare, dunque, quelle dell’architetto. Seguiranno aggiornamenti, ma di sicuro l’apertura di nuovi orizzonti non potrebbe che giovare ulteriormente all’immagine bianconera nel mondo.