La Juventus saluta un grande campione come Patrice Evra, tornato in Francia per accasarsi all’Olympique Marsiglia.
A dare l’addio è un professionista serio, un grande giocatore capace di vincere tutto ciò che conta: Champions League, Premier League, Mondiale per Club, Scudetti e le coppe nazionali di Inghilterra, Francia e Italia. Una carriera rosea, che in tanti sognano di costruire ma che in pochissimi riescono a realizzare. La Juventus perde un pezzo dunque, che però è stato giusto lasciare andar via.
Ci sono state rose rosse e fiori variopinti per Evra nel suo percorso in bianconero. Il francese è stato un po’ mamma-chioccia nonché punto di riferimento per i giovani, ma anche di sorrisi scaturiti dalle social-gag (negli ultimi mesi era diventato una vera e propria star). E’ stato tutto questo Evra, certo, ma non solo. La sua avventura a Torino lo ha posto davanti ad episodi severi, anche sportivamente tragici, che più volte hanno messo a repentaglio simpatia e considerazione nutrite dal popolo bianconero nei suoi confronti.
L’ERRORE DI MONACO
Innanzitutto quel mancato rinvio al 91′ dell’Allianz Arena, datato 16 marzo 2016. Da lì una sorte crudele (ma senz’altro stuzzicata) sentenzia il cross del compagno di nazionale ed ex bianconero Coman per la zuccata vincente di Muller che vale la rete dei deleteri supplementari. Si può sbagliare, è certo, ma se l’errore commesso da un giocatore dello spessore e dell’esperienza di Evra in pieno recupero costa il prosieguo nella competizione più importante, allora echeggia come un urlo straziato e straziante. Sarebbe bastato spazzare via il pallone come nei campetti di terra battuta a firma del peggior rude “spazzatore”, anziché improvvisare un disimpegno improbabile in zona rossa. Si sarebbe trattato di una giocata tutt’altro che spettacolare, si, ma sicuramente più efficace e necessaria. E poi chissà cosa sarebbe stato…
L’INADEGUATEZZA DI DOHA
SOTTO GIRI
E allora diciamolo, le strade di Evra e della Juventus si erano già separate da un pezzo. Per restare uniti in matrimonio infatti non bastano le dichiarazioni d’amore (ben vengano naturalmente) e l’attaccamento ai colori. Occorre trasferire ciò sul campo da gioco tutte le volte, e alla Juve, come un motore dove ogni giorno gli ingranaggi e i meccanismi devono girare al massimo, nessuno può permettersi di calare ritmi e tensioni. Neanche i campioni o i grandi professionisti.
GIUSTO SEPARASI
Se alle due partite decisive per le sorti di due competizioni importanti fallite ci aggiungiamo un girone
Rocco Crea (Twitter @Rocco_Crea)
This post was last modified on 27 Gennaio 2017 - 18:26