La fine dell’anno offre sempre l’occasione di tirare le somme e fare bilanci. Questo è un resoconto, con il sincero augurio di buone feste da parte del popolo juventino, di uno dei grandi personaggi della Juventus odierna. Il nostro personaggio ha le cicatrici di chi ha sempre dovuto lottare per ogni cosa e la cattiveria di chi, poi, quelle stesse cose se l’è anche prese. Uno la cui reale personalità ha il vizio di celarsi dietro le apparenze. Come se quei tatuaggi e quel grugno riescano a proteggere il suo vero io. Perché fin dall’infanzia il piccolo Mario Mandzukic si deve adattare allo scenario di guerra. Il conflitto per l’indipendenza croata vede casa sua, Slavonski Brod, come un punto strategico. Il suo è un carattere tutto sommato mite, ma che non può andar bene il quel contesto. Dovrà adattarsi e fare cattivo viso a cattivo gioco.
Parlare del croato senza appellarsi, in qualche maniera, alla ferocia agonistica e ad una sana dose di follia, sarebbe davvero complicato. Ma Mandzukic è una di quelle persone che ha deciso di non far trapelare la sua vera personalità, e ci riesce benissmo. Un giocatore che non lesina nemmeno un grammo della propria forza. Spesso al limite del fallo. Ma se si guarda alla voce espulsioni in carriera, non se ne troverà più di una. E’ questa la sua istantanea migliore, il suo frame cognitivo.
Si tratta di un attaccante, e dunque sembrerebbe logico ringraziarlo per le sue marcature. Ma qui si coglie la sua grandezza. Quel tratto distintivo che lo diversifica da tutti gli altri. I gol passano quasi in secondo piano davanti alla mole di lavoro che il numero 17 svolge. Quanti sono i bomber della storia che possono vantare due parate degne del miglior Buffon? Mario ci ha sempre messo la faccia (non solo a livello metaforico). Mettendosi in prima linea ogni qual volta è stato necessario. Come ad Empoli, nel corso della scorsa stagione: una Juventus in crisi di risultati è sotto nel punteggio. Ci pensa Mandzukic, che, con il suo gol, dà il là alla rimonta bianconera. Non è mai stato un cannoniere da cifre spaventose, ma è il più amato dai tifosi. Perché mangia letteralmente ogni centimetro del campo, e quando si trova sotto porta è spesso implacabile. Ogni sua rincorsa a perdifiato non smette di riempire il cuore dei tifosi, perché lui è così: sotto quell’immagine da duro, si cela chi vuole dare tutto per i suoi compagni, chi è disposto a sacrificarsi per loro. Cosa chiedergli di più?
Proprio per quanto appena ricordato, è difficile rimproverare qualcosa al croato. Forse una sola è la macchia nemmeno totalmente a lui imputabile. 16 marzo 2016, Bayern Monaco-Juventus. Sul punteggio di 0-2 Mandzukic entra in campo. Il suo non è il solito apporto, figlio anche dell’infortunio smaltito solo poche ore prima. Il resto è storia ben nota.
I migliori auguri a questo Grinch bianco e nero, che, proprio come il mostro verde, nasconde sotto i suoi tatuaggi un animo gentile e altruista che lo spinge in ogni suo recupero e tackle. Sretan Božić Mario!
This post was last modified on 26 Dicembre 2016 - 11:34