Non ci sono titolari obbligati, non ci sono moduli fissi. La Juventus, pluricampione d’Italia, non perde mai quell’umiltà che forse è proprio il surplus che più di Higuain, più di Dybala e di ogni campione bianconero la rende una squadra unica nel suo genere. Una lucidità che porta i giocatori a scannerizzare perfettamente ogni fase della partita; è proprio dall’esattezza di questa analisi camaleontica che discende un approccio ad ogni nuovo divenire.
MOTORE DIESEL
Il buon cavallo si vede a lunga corsa. La Juve non ha una disposizione tattica di base. Quasi totalmente abbandonato quel 3-5-2 di contiana memoria, nonostante i grandi risultati in virtù di esso ottenuti. Una metamorfosi lenta ed efficace che ha anche determinato un inizio di stagione abbastanza stentato. La fase migliore, condita da una condizione fisica finalmente adeguata, si sta palesando nel periodo decisivo. Allegri schiera un 4-3-3 che si specchia con quello degli avversari, testimonianza del valore riconosciuto ai cugini. Un modulo ingannevole, che trova il suo jolly in Sturaro; il centrocampista divide la sua prestazione tra la mezz’ala e l’esterno di centrocampo. I bianconeri mietono la seconda vittima illustre, sconfiggendo le squadre che erano sembrate le più toniche del torneo: Atalanta e Torino. Come? Mettendoci tanta grinta, correndo tanto ed in maniera intelligente.
INTRECCIO DIFESA-ATTACCO
Il sistema difensivo sta trovando le proprie misure anche con la disposizione a 4. Ottima la prestazione della linea difensiva. In particolare quella di Rugani che doveva fronteggiare un cliente scomodo come Belotti. Ma in questa squadra anche i difensori come Rugani e Chiellini hanno compiti offensivi; i due centrali si occupano di alimentare costantemente gli attacchi. Tanto che, proprio dalla pressione a centrocampo del numero 3, nasce l’azione che porta Higuain a siglare il gol del momentaneo pareggio. Dall’altra parte, se una macchina da gol, come l’argentino, aiuta la difesa nel momento di massima pressione del Torino, significa che è proprio la mentalità ad essere predisposta al sacrificio per il bene della squadra. Senza dimenticare l’apporto di Mandzukic, che mai può passare inosservato.
QUADRATURA DEL CERCHIO
Sembra avere, finalmente, trovato la formula giusta la Juventus. Il quid che non la riporterà in alto, perché lì ci è sempre stata, ma che le rimetterà la maschera della schiacciasassi. La sensazione è che tutti siano convinti che quella imboccata sia la strada giusta; Emblema della convinzione è la compostezza del tecnico, che non scompone il suo gioco e le sue idee, inserendo Lemina per Sturaro, nonostante potesse contare su Dybala e Pjanic. Una squadra che cambia molti giocatori nel mercato estivo non poteva non necessitare di un po’ di tempo per ritrovarsi. A firmare la vittoria sono le due perle del mercato, ça va sans dire.