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Editoriale

La solitudine dei numeri secondi

Quante volte le immagini televisive ci consegnano i conciliaboli di Allegri a bordo campo con un distinto signore che non sorride mai, nemmeno se avesse acquistato il biglietto vincente della Lotteria di Capodanno. Non sono occasionali scambi di impressioni; sono supercompresse riunioni di lavoro, di importanza progettuale strategica. Guai se il mister juventino non si consulta con quel signore!

La domanda allora sorge spontanea: di chi si tratta? A chi corrisponde l’alter Ego del Massimiliano di casa nostra? L’ombra furtiva che scende dalla panchina per il breafing? Avrà bene un nome ed un cognome.

Il nome è Marco, già questo è indizio di un personaggio al di sopra della media (giudizio del tutto non interessato!), il cognome è Landucci. Toscano di Lucca, toscano come Allegri, roba da dialogare in vernacolo. La Toscana sugli scudi. Ex portiere di buona levatura, serie A con la Viola, in porta nella finale di Coppa U.E.F.A. del ’90, persa contro la rivale di sempre, la Juventus. Via dalla Fiorentina inizia il suo peregrinare, spesso come secondo portiere. Avviene così che si trovi dietro a Pagliuca nell’Inter e che gli occorra scendere di categoria per ritrovare il posto da titolare. Il ruolo del portiere poi è un ruolo a sé stante e privo di turnover, del tutto controproducente per interpreti che necessitano di fiducia come il pane.

d921646158740f9fb213bdfa1e756733-00626-1447319171Appesi gli scarpini al chiodo, Landucci inizia la carriera di allenatore. Indovinate di chi? Ma dei portieri, semplice. Senza allonatanarsi troppo da casa, da Firenze a Grosseto, dando a vedere una notevole capacità nella preparazione dei “colleghi” alle sue dipendenze. Ed è per questo che il Cagliari lo ingaggia insieme ad Allegri. Inizia un sodalizio che non si interrompe più. Prima nel Milan ed ora nella Juventus. Landucci non è più soltanto il preparatore di un settore, ma affianca il Mister come suo secondo.

E’ il destino dei numeri secondi. Di persone, di professionisti, di consiglieri di grande affidabilità, ma non di eccellenza assoluta. Quanti di loro hanno lasciato un’impronta nella storia della Juventus? Uno tra tutti e che i meno giovani ricordano con affetto, Romolo Bizzotto. Ex giocatore juventino in campo a fianco di Boniperti negli anni immediati alla sciagura di Superga, Bizzotto passa una vita nelle giovanili della Juve, fino a diventare il “vice” per antonomasia per 15 lunghi anni. Da Vickpalek a Parola, 10 anni con Trapattoni e poi con Marchesi. Cede il posto nientemeno che a Scirea, per una delle combinazioni più tragiche della vita.

I più giovani si ricordano certamente di Angelo Alessio, vice di Conte e con lui di Massimo Carrera che sostituisce Conte stesso durante il periodo di squalifica dell’allenatore (alla Juve le squalifiche si scontono, non si simulano!).

La figura del vice è in penombra (Sarri escluso), puntuale riferimento del mister principale, prolungamento del pensiero di quest’ultimo. In silenzio, senza disturbare, ma con la prontezza di colui  che veglia a prescindere. Dunque è proprio il caso “una tantum” di far venire all’onore della scena un attore non protagonista come Marco Landucci. Perchè senta l’affetto ed il calore che il popolo bianconero ha per lui e metta in soffitta anche per un attimo la solitudine dei numeri secondi, condizione da cui non può esimersi. Anche se nel suo ruolo è già un numero uno.

 

This post was last modified on 11 Dicembre 2016 - 17:49

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