Eccoci qua, a distanza di alcuni giorni ci ritroviamo a raccontare della solita Juventus, della squadra che strapazza gli avversari (che come è noto si scansano allegramente), che non ha rivali in Serie A, che ammazza il campionato etc etc…
Ma la novità stavolta è che la squadra di mister Allegri è riuscita persino a giocare un bel calcio. Cosa strana vero? Eh si, quella vista contro la spumeggiante Atalanta, splendida realtà di questo primo scorcio di campionato, è stata sicuramente la versione più convincente della Juve degli ultimi tempi.
Ritmi alti, ferocia agonistica, fluidità di manovra, son tutte caratteristiche che non si vedevano da un po’ di tempo da quelli con la maglia a strisce bianconere. La scoppola di Genova si è avvertita. Forte e chiara. Il botto è stato grande ma bisogna anche ammettere che la risposta non si è fatta attendere troppo.
Quella scesa in campo contro la Dea è stata una Juve sperimentale, sia per le continue assenze (Bonucci, Barzagli, Dani Alves, Dybala, Pjaca), sia per il modulo proposto dal mister, che prevedeva un Pjanic tuttocampista, capace di fare le due fasi, quella di interdizione (a tratti) e quella di rifinitore per le due punte. Una soluzione che Allegri predilige sin dai tempi dello scudetto vinto al Milan, ma che veniva puntualmente rimandata per non snaturare l’impianto difensivo della BBC. Non appena ha avuto la possibilità, il mister ha schierato il suo 4-3-1-2 ed il risultato è stato convincente nella determinazione dei protagonisti, nell’affiatamento tra loro e nel gioco espresso in campo.
Ora per sorge un dubbio. Qual è la vera Juve? Quella flaccida vista contro il Grifone, quella sorniona vista a Siviglia e contro il Napoli, quella inconcludente nelle due esibizioni stagionali di San Siro o quella spavalda di Zagabria oppure quella ferita, orgogliosa, vivace, frizzante e vincente di sabato sera allo Stadium?
Il dubbio amletico può essere sciolto solo col tempo, che ci dirà inevitabilmente se questa squadra è per sua natura camaleontica o se riesce a modificare il proprio modo di giocare ed il proprio aspetto in base all’avversario di turno.
Nel frattempo però il mister, si gode il doppio primato in campionato ed in Champions, punta gli obiettivi uno alla volta, con la solita “halma”, si fa scivolare addosso tutte le continue critiche che gli vengono fatte (su infortuni, moduli e gioco espresso), anche perché come continua a dire da un po’ di tempo a questa parte… ”le parole le porta via il vento, le biciclette i livornesi”.
Francesco Pellino