“Sotto il vestito niente”, il titolo del famoso libro di Paolo Pietroni sintetizza mirabilmente la condizione in cui versa una Signora che, a dispetto delle evidenze numeriche (il vestito), da inizio stagione ostenta forme affatto muliebri, a dispetto delle sopravvalutate aspettative indotte da una beauty farm (il mercato) palesemente inadeguata alla bisogna e che, allo stato dell’arte, ha fallito l’obiettivo di renderle più accattivanti.
Nulla accade per caso. L’oltraggio subito all’ombra della Lanterna rossoblu ha sorpreso solo chi si ostinava a negare difficoltà e contraddizioni di un complesso la cui manovra è progressivamente scaduta di qualità, per la palese superficialità o presunzione (?) di scelte che hanno ridotto la terra di mezzo nel miserevole stato in cui attualmente versa e resa vieppiù icastica dalla prolungata assenza del “Sivorino”.
Il calcio non è aritmetica e non è detto che invertendo l’ordine dei fattori il prodotto si confermi uguale. Infatti, i conti non tornano ed è improbabile che possano quadrare con un centrocampo composto da camminatori che prediligono ricevere palla sui piedi, e del tutto refrattari a un cambio di passo, un’accelerazione, per giunta alieni a ogni contesto che richieda combattività. Leader non ci si inventa; sulle zolle ove tutto si decide Madama ne è priva e lì risiede la sua carenza precipua.
Dopodiché, non possono essere sottaciute altre responsabilità. Il florilegio d’infortuni muscolari, con successive ricadute, non può essere addebitato a mera sfortuna e qualche risposta o precisazione sugli effetti di una preparazione che, a inizio dicembre, fatte salve un paio di eccezioni, costringe i giocatori a un’andatura da passeggiata digestiva, sarebbe anche doveroso riceverla.
Per tutta l’estate, il frinire delle cicale è stato accompagnato, alla nausea, dal coro di quanti ritenevano la rosa bianconera capace di supplire a qualunque trabocchetto del destino. Una previsione che i fatti confermano fallace.
Se poi, alle problematiche sopra descritte, si aggiungono quelle generate dalla guida tecnica pro tempore con sperimentazioni astruse e chiaramente finalizzate, peraltro senza riuscirci, al mantenimento del quieto vivere nello spogliatoio, anziché a più opportune logiche tecnico-tattiche, non è così sorprendente che la Juve appaia squadra disorganizzata, fragile o, direbbe Carmen Covito in un suo celebre sforzo letterario, come una “bruttina stagionata”.
La sensazione che per completare la cartelletta del campionato con un tombolone epocale, anche questa volta basteranno le estemporanee giocate dei singoli, è palpabile; l’apprensione che in Europa, ove si gioca uno sport diverso dal calcetto italiota, non saranno sufficienti, altrettanto.
Al fine di minimizzare le perplessità grosse e grasse indotte dalle escursioni del veliero affidatogli, il nocchiero ha puntato sul tavolo primaverile tutte le fiches della sua credibilità, individuando nel mese di marzo il momento in cui la Regina d’Italia attraverserà trionfalmente le Colonne d’Ercole stagionali; cionondimeno, il sospetto che il Galeone si sveli invece una Fregata o, meglio, una fregatura,non vuol saperne di eclissarsi.
Vedremo. Intanto, è oggi molto più saggio occuparsi e preoccuparsi di quanto l’imminenza propone, dunque, dell’Atalanta, troppo frettolosamente etichettata come il Leicester italiano.
Se e quanto la magra figura rimediata al “Ballo di Sim(e)one” è servita ai nostri eroi per invogliarli ad atteggiamenti più Gagliardi(ni), lo scopriremo prestissimo; nell’attesa e speranza che così sia, ci inchiniamo agli altarini delle cifre e ne invochiamo il potere taumaturgico.
Augh!