Si è certi che da secoli nel panorama calcistico mondiale esistono molteplici forme di tifo e numerosi vario generi di tifosi, in particolare nell’ambiente juventino. Questi modelli vanno dallo sfegatato al disamorato, passando talvolta dal nostalgico, per arrivare a quello più dominante: il gobbo. Il tifoso per eccellenza, quello che rappresenta tutti i tipi di tifo, e non fa altro che lamentarsi, il più delle volte, inutilmente.
Essere tifoso (a differenza di qualcun altro) vuol dire anche saper criticare nei momenti giusti la propria squadra, abbandonando la fede e analizzando lucidamente la realtà dei fatti (dal campo alla scrivania sia chiaro). Delle volte però la situazione ai gobbi sfugge completamente di mano e si può arrivare all’inverosimile. Dopo la vittoria di Siviglia il clima è certamente più sereno, ma la pioggia di critiche agli uomini di Allegri è arrivata lo stesso. Il gioco non migliora, le assenze sono troppe e ingiustificate, i moduli non sono “europei”… etc. Si potrebbe parlare di tutto il buono che si è fatto fino a qui (Juve prima in campionato e in coppa ndr), ma al gobbo questo non interessa.
Il comportamento del gobbo ricorda quello degli haters del web (persone con atteggiamento costante di disprezzo e provocazione). Uomini che non riescono a godere appieno dei trionfi perchè impegnati nel criticare. A questo punto bisogna chiedersi se la storia non ha realmente insegnato nulla a questi tifosi. Basti pensare alla Juve dell’anno scorso che ha avuto una netta difficoltà iniziale. Oppure ai primi sei mesi da juventini di Zidane e Nedved che venivano etichettati come bidoni. Così tutto si potrebbe risolvere velocemente, ma tutto questo non è sufficiente.
Essere un insoddisfatto cronico è una dura realtà e bisogna accettarla, ma sopratutto bisogna abbracciarla. Perchè d’altronde come si potrebbe pensare di vivere senza?
Michele Santoro (@michelesantoro9)
This post was last modified on 23 Novembre 2016 - 20:01