L’attacco bianconero è ridotto ai minimi termini. La Juventus è partita in terra andalusa senza ben tre attaccanti: Higuain, Dybala e Pjaca. Questo avrà davvero così tanta importanza sulla prestazione della squadra di Allegri? Assenze così pesanti, soprattutto in un unico reparto che appare decimato, avrebbero già avuto conseguenze post-apocalittiche in altre realtà. Se una singola assenza può scatenare l’ipotesi di complotto e il flash mob di un’intera popolazione, figuriamoci cosa potrebbe causare una tripla defezione.
L’ambiente Juve, però, è diverso e non è una semplice questione di mentalità, ma la consapevolezza che il numero degli attaccanti non influenza il gioco offensivo di una squadra e il numero di palle gol che essa avrà durante la partita.
Pochi attaccanti, pochi gol? Non funziona così
Il calcio non è una scienza esatta ed è condizionato da molteplici variabili. Asserire che avere pochi attaccanti in campo (per infortunio o scelta tecnico-tattica) equivale ad avere un gioco difensivo e poco propenso a offendere, è del tutto fuorviante. Se fosse così facile segnare tanti gol e giocare bene, allora tutti gli allenatori del mondo riuscirebbero a fare calcio champagne. Il calcio è un connubio tra sagacia tattica, imprevedibilità, fantasia, improvvisazione, numeri scarabocchati su una lavagna.
L’assenza di tre attaccanti non dovrà essere un alibi in alcun caso. La motivazione è molto semplice e, è meglio ribadirlo, non è questione di stile Juve o di volersi differenziare dagli altri, ma riguarda la constatazione che la fase offensiva non la fanno solo e unicamente gli attaccanti, ma è il risultato dell’interpretazione generale della gara da parte di tutti, allenatore in primis. Il Barcellona vince con molti gol di scarto perché ha tre attaccanti? Non solo. Tralasciando la qualità dei tre alieni lì davanti, ma è l’approccio alle gare che fa la differenza.
Mandzukic-Cuadrado-Sandro possono bastare
Probabilmente nella partita di domani, Allegri schiererà un attacco a tre con Mandzukic ariete e la coppia sudamericana pronta a fornirgli tutto l’appoggio per far male alla difesa della squadra di Sampaoli. È vero, va detto che la rosa della Juventus può permettersi addirittura certe mancanze ed è proprio per questo che le chiacchiere staranno a zero. Higuain, Dybala e Pjaca non ci saranno, bisogna farsene una ragione. Gli alibi servono solo a recriminare e non permettono di ragionare con lucidità su ciò che si sarebbe potuto fare e sugli errori che si sono commessi.
Un atteggiamento propositivo è il primo step da fare per giocare una partita offensiva e senza il pensiero fisso che lì davanti non c’è chi ci dovrebbe essere. Questo non significa buttarsi in avanti senza criterio. Cuadrado e Sandro sanno essere anche molto accorti e utili in fase difensiva. L’importante è non farsi mai schiacciare. Questo però non dipende dal numero di attaccanti puri in campo, ma da una mentalità positiva e reattiva. Sandro-Mandzukic-Cuadrado è un reparto offensivo di tutto rispetto, che farebbe paura a qualsiasi avversario.
L’importanza di Miralem
Proprio per le assenze di Dybala e Higuain che, in questo primo scorcio di stagione, hanno svolto, a turno, un lavoro di collegamento tra i reparti, il giocatore fondamentale di domani sarà Miralem Pjanic. Il centrocampista bosniaco non dovrà nascondersi e sarà chiamato a illuminare il gioco. Se prima erano i due attaccanti argentini a trasformarsi in registi, ora che non ci sono dovrà essere l’ex romanista a dirigere l’opera.
Alex Sandro e Cuadrado attaccheranno spesso sulle fasce per creare superiorità numerica e Pjanic con i suoi lanci millimetrici e con un sapiente gioco di prima avrà la responsabilità di farli correre, anzi, di far correre la palla. Se a questo aggiungiamo un Khedira che si inserisce con ordine e dei terzini bloccati che, però, all’occorrenza potranno sganciarsi in fase di possesso, possiamo affermare che non saranno certo tre attaccanti in meno a impedire alla Juve di creare gioco. È sempre questione di atteggiamento – poi ci vogliono i piedi buoni e di quelli ce ne sono in abbondanza.
Ci sarebbe anche un sedicenne…
Non va dimenticato che, comunque, in panchina ci sarà anche un sedicenne molto ambizioso che ha già esordito con i grandi diventando il primo millennial a giocare in Serie A: Moise Kean. La partita è delicata e ovviamente Kean non partirà titolare, ma il calcio a volte regala storie sorprendenti.
Paul Pogba divenne l’idolo dei tifosi con una staffilata da 30 metri contro il Napoli, dopo pochi minuti dal suo ingresso in campo. Chissà che Kean non possa ripetere tali gesta e scrivere un’altra pagina di storia bianconera.